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A Milano due errori giudiziari nel giro di tre settimane: da innocenti in cella per scambi di persona

Un bangladese di 35 anni prima di tornare libero è rimasto in prigione ingiustamente per ben quattro mesi, mentre un cinese 53enne "soltanto" quattro giorni. La colpa? Codici identificativi errati

A Milano due errori giudiziari nel giro di tre settimane: da innocenti in cella per scambi di persona - foto 1
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Innocenti in cella al posto dei "veri" condannati: è successo a Milano, dove nel giro di 21 giorni ci sono stati ben due scambi di persona, dovuti a errori nei codici identificativi.

Due cittadini stranieri assolutamente regolari (un bangladese di 35 anni e un cinese di 53) sono stati arrestati per sbaglio, in esecuzione di condanne definitiva. Il bangladese prima di tornare libero è rimasto in cella ingiustamente per ben quattro mesi, mentre il cinese "soltanto" quattro giorni.

A Milano due errori giudiziari nel giro di tre settimane: da innocenti in cella per scambi di persona - foto 2
Tgcom24

 

A ricostruire la vicenda è Il Corriere della Sera. Il 20 ottobre 2023 un 35enne del Bangladesh, con permesso di soggiorno e casa in affitto, viene arrestato mentre stava lavorando in un ristorante del centro di Milano. Deve scontare tre anni per rissa aggravata (con morto) nel 2020. Peccato che lui sia totalmente estraneo alla vicenda.

 

Era stato un suo connazionale che, quando era stato arrestato, aveva dato le generalità dell'ignaro 35enne. Quindi il cosiddetto "Cui-Codice univoco identificativo", ossia la stringa alfanumerica assegnata al fotosegnalamento e alle impronte digitali di uno straniero, è risultata a monte sbagliata. Ci sono voluti 4 mesi per arrivare alla verità. Liberato il 24 gennaio, intanto, il bangladese è rimasto senza lavoro.

 

 

Il 53enne cinese, regolare in Italia, è stato invece arrestato mentre era in procinto di partire da Malpensa per andare a trovare la famiglia. E' il 5 gennaio 2024. Gli dicono che deve scontare un anno e quattro mesi per ricettazione di telefonini contraffatti con una società di Milano nel 2013.

 

In realtà si tratta di uno scambio di persona, che verrà poi scoperto da un agente di polizia penitenziaria del carcere di Busto Arsizio. Il permesso di soggiorno del 53enne cinese, infatti, risulta rilasciato nel 2016 dalla Questura di Alessandria, anziché (come il suo omonimo e vero condannato) nel 2009 da quella di Milano. Dopo quattro giorni, l'uomo torna libero.

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