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Ladro ucciso da pensionato, familiari vittima: no ad archiviazione

Si oppongono alla richiesta della Procura di Milano i genitori del ladro albanese, Gjergi Gjonj, 22 anni, ucciso da Francesco Sicignano, nellʼottobre 2015, a Vaprio dʼAdda, durante una rapina

Il padre e la madre di Gjergi Gjonj, il 22enne ladro albanese ucciso dal pensionato Francesco Sicignano nell'ottobre 2015 a Vaprio d'Adda, nel Milanese, hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata, nei mesi scorsi, dalla Procura di Milano che iscrisse Sicignano per omicidio volontario ma poi accertò che si sarebbe trattato di legittima difesa.

Il gip Teresa De Pascale dovrà fissare un'udienza di discussione.

La ricostruzione dei Ris di Parma Per l'avvocato Teodor Nasi, che assiste la famiglia del giovane albanese, si trattò di un omicidio volontario. E per il pensionato 66 anni i guai giudiziari non sarebbero quindi conclusi.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri del Ris di Parma, Sicignano avrebbe sparato all'interno del suo appartamento (e non sulle scale esterne, come era emerso nella primissima fase delle indagini), spaventato dalla torcia che il malvivente aveva in mano e che, al buio, sarebbe stata scambiata per una pistola.

La vittima, colpita vicino al cuore, dalla cucina sarebbe riuscita a trascinarsi, agonizzante, fuori dall'appartamento e a scavalcare il davanzale della finestra prima di crollare sulle scale esterne della palazzina.

La versione dell'avvocato dell'albanese Una "ricostruzione parziale" secondo l'avvocato Nasi, che, pur apprezzando "il lavoro eccezionale svolto dalla procura", è convinto che, in fase di indagini, siano stati approfonditi soltanto alcuni elementi investigativi.

Dubbi che il legale ha messo nero su bianco nella sua richiesta di opposizione all'archiviazione per Sicignano. Il difensore ha depositato, infatti, una memoria di oltre 40 pagine, con le sue conclusioni: il 22enne "è stato ucciso sulle scale, fuori dall'abitazione, e poi il proiettile è stato buttato nel soggiorno di casa".

A detta di Nasi, infatti, non è possibile che Gjonj abbia fatto quel percorso per uscire dalla casa "e non abbia lasciato tracce di sangue, lui che di sangue ne perse oltre tre litri". Il proiettile, inoltre, è stato trovato a "7 o 8 metri" dalla posizione in cui per i pm sarebbe stato ucciso e ciò dimostrerebbe che "qualcuno là ce l'ha buttato". Nell'istanza l'avvocato sostiene anche che il giovane si sarebbe trovato all'esterno della casa "tra il figlio del pensionato con in mano un mazza e il padre più in alto che poi ha sparato".