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Expo, inchiesta "Piastra": indagato sindaco di Milano, Giuseppe Sala

Lʼex amministratore delegato di Expo è accusato di falso nellʼambito dellʼinchiesta sulla "Piastra dei servizi". La Procura aveva già indagato cinque persone, tra ex manager e imprenditori

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato iscritto nel registro degli indagati nell'inchiesta sulla cosiddetta "Piastra dei servizi" di Expo, l'appalto più rilevante dell'Esposizione universale.

Sala, che è stato a.d. di Expo, è accusato di falso. "Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco", ha annunciato dopo aver appreso la notizia.

"Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla piastra Expo", si legge nella nota in cui Sala annuncia l'autosospensione che "formalizzerò venerdì mattina nelle mani del Prefetto di Milano". Nell'ambito dell'inchiesta sulla Piastra, la Procura aveva già indagato 5 persone: gli ex manager Expo Angelo Paris e Antonio Acerbo, l'ex presidente della Mantovani spa, Piergiorgio Baita, e gli imprenditori Ottaviano ed Erasmo Cinque.

Le indagini e lo scontro in Procura - L'indagine subì uno stop nel 2014, anche a causa dei contrasti nella Procura di Milano tra l'ormai ex procuratore Edmondo Bruti Liberati e l'ex aggiunto Alfredo Robledo. La Procura generale, dopo aver tolto di mano il fascicolo proprio ai pm, esercitando un potere previsto dalle norme, ha chiesto di potere andare avanti negli accertamenti per altri 6 mesi e ha anche iscritto nuovi nomi, rispetto ai cinque già noti, nel registro degli indagati. Tra questi anche quello del sindaco Sala.

La proroga delle indagini - La richiesta di proroga delle indagini è stata avanzata nei giorni scorsi al gip Lucio Marcantonio dal sostituto pg di Milano Felice Isnardi. Nell'atto, notificato oggi dal giudice ad alcuni legali, il pg spiega che sono necessari ancora una serie di "approfondimenti" e ciò soprattutto alla luce del fatto che si è dovuto procedere a "nuove iscrizioni" e che sono necessarie ancora "audizioni".

Il ruolo di Sala - Il nome di Sala era già comparso negli atti della 'prima' inchiesta. Gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria scrivevano all'epoca, tra le altre cose, anche che l'allora amministratore delegato, oggi sindaco di Milano, il responsabile unico all'epoca del procedimento Carlo Chiesa e l'allora general manager Paris non avrebbero tenuto un comportamento "irreprensibile e lineare". Pur "con gradi di responsabilità diversi - chiariva la Gdf - attraverso le loro condotte fattive ed omissive hanno comunque contribuito a concretizzare la strategia volta a danneggiare indebitamente la Mantovani (impresa che vinse l'appalto con un ribasso di oltre il 40%, ndr) per tutelare e garantire, si ritiene, più che la società Expo 2015 Spa il loro personale ruolo all'interno della stessa".

Sala, poi, come ha messo a verbale l'ex dg di Infrastrutture Lombarde spa Antonio Rognoni, avrebbe detto al manager che "non avevano tempo per potere" verificare la congruità dei "prezzi che erano stati stabiliti da Mantovani" nel corso dell'esecuzione del contratto con l'inserimento di costi aggiuntivi, e "per verificare se l'offerta era anomala o meno".

Lo scontro Bruti Liberati-Robledo - L'indagine per turbativa d'asta e corruzione era scattata nel 2012 ed era soprattutto finita al centro dello scontro tra l'ormai ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e l'ex aggiunto Alfredo Robledo, il quale, su decisione del primo, nel 2014 era stato di fatto estromesso dagli interrogatori 'centrali' dell'inchiesta. I pm nei mesi scorsi hanno deciso alla fine di chiedere l'archiviazione del fascicolo ma il gip Andrea Ghinetti, a fine ottobre, non ha accolto la richiesta, ha convocato le parti per la discussione della vicenda per poi decidere se archiviare o chiedere un supplemento di indagine o ordinare l'imputazione coatta. Nel frattempo, tuttavia, è intervenuta la Procura generale che ha avocato il fascicolo a sé e ha ottenuto un mese di tempo per nuove indagini, termine poi scaduto qualche giorno fa. Da qui la richiesta di proroga per indagare ancora.