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Maugeri: la Regione Lombardia chiede 5 mln di danni a Formigoni

Lʼex governatore lombardo imputato per associazione per delinquere e corruzione. Il legale della Regione ha spiegato che "sul sistema corruttivo" ci sono "riscontri processuali"

La Regione Lombardia, parte civile nel processo milanese a carico di Roberto Formigoni e di altre nove persone sul caso Maugeri, ha chiesto una provvisionale di risarcimento danni di 5 milioni e 619mila euro a carico dell'ex governatore lombardo imputato per associazione per delinquere e corruzione.

Il legale della Regione, nel suo intervento, ha spiegato che "sul sistema corruttivo" ci sono "riscontri processuali".

Secondo l'accusa, l'ex governatore lombardo avrebbe favorito la Fondazione Maugeri di Pavia e l'ospedale San Raffaele di Milano con 200 milioni di euro di rimborsi per prestazioni sanitarie non tariffabili grazie ad alcune delibere approvate ad hoc dalla giunta regionale lombarda. Dalle casse dei due istituti sarebbero poi stati distratti circa 70 milioni di euro (precisamente 61 dalla Maugeri e 9 dal San Raffaele) da altri due imputati particolarmente vicini all'ex governatore: il faccendiere Pierangelo Daccò, già condannato a 9 anni per il crac del San Raffaele, e l'ex assessore alla sanità Antonio Simone.

Questi soldi sarebbero in parte serviti, sempre secondo l'accusa, a ricompensare lo stesso Formigoni con vacanze di lusso ai Caraibi, cene in ristoranti stellati, yacht messi a sua completa disposizione e altri "benefit" per un valore complessivo di 8 milioni di euro. "Queste condotte - ha detto l'avvocato Aiello in aula - hanno provocato un danno di immagine per il sistema sanitario della Regione Lombardia che comunque era e resta un eccellenza".

Secondo il legale che rappresenta il Pirellone, sul sistema corruttivo "ci sono riscontri processuali" come alcune sentenze di patteggiamento (a partire da quella di Umberto Maugeri, l'ex presidente dell'omonima Fondazione pavese che aveva già patteggiato 3 anni e 4 mesi di reclusione e pagato un risarcimento ai fini della confisca di 2 milioni e 850 mila euro) e la condanna di Pierangelo Daccò per la bancarotta del San Raffaele.