La mamma e la bimba sono in salvo nella città ligure. L'uomo è dovuto restare nel Paese
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Due ex bambini di Chernobyl, Danijl e Sasha, si sono conosciuti a Genova quasi vent'anni fa. I due erano ospiti di due differenti famiglie. Poi sono cresciuti e si sono sposati in un paesino a 70 km da Kiev. Oggi lui è un ingegnere che lavora a Odessa, mentre lei è un'insegnante. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, Danijl si è rivolto alla "sua" famiglia genovese per affidarle la moglie Sasha e la loro bambina Olga. L'uomo è dovuto restare, non ha avuto il permesso di partire, mentre Sasha e la bambina sono in salvo nella città ligure.
La famiglia genovese che ora ospita Sasha e la piccola aveva accolto aveva accolto Danijl, nel 2003. "Era così buono e così bello che abbiamo continuato a farlo venire qui, grazie all'intermediazione della chiesa di Sampierdarena. Veniva d'estate e poi per le vacanze di Natale", racconta Caterina (nome di fantasia). Compiuta la maggiore età, Danijl non è più tornato in Italia, ma i contatti con Caterina non si sono mai interrotti.
"Poi è scoppiata la guerra - spiega Caterina -. Io gli dicevo che le cose sarebbero peggiorate, di scappare e venire qui, ma lui non ci credeva. Quando sono iniziati i bombardamenti, attraverso la Moldavia, ha portato Sasha e Olga alla frontiera e lì si sono separati". La mamma e la bimba sono partite su un bus della speranza e sono arrivate a Genova. "Sasha non sapeva come fare a riconoscermi - prosegue Caterina - perché sono passati 20 anni. Appena ci siamo riunite abbiamo chiamato Danijl e lui si è tranquillizzato: abbiamo passato tutte le procedure necessarie - anche se ci stiamo scontrando con troppa inutile burocrazia -, e adesso vivono qui, a casa".
Olga ha cominciato ad andare a scuola, a volte l'accompagnano il "nonno" o la "nonna" adottivi, gioca con il nipotino di Caterina e con i bambini dei vicini. Sasha sta in casa aspettando che arrivi il momento di contattare Danijl. "Lo chiamiamo con Whatsapp - dice Caterina -. Lui è un volontario, aiuta gli altri a scappare e per questo lo chiamiamo sempre di sera".
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