Il cinquantenne di Cadrezzate parla al programma di Italia 1: "Quella sera pioveva e c'era la nebbia, sono scappato"
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"Non sono socialmente pericoloso". Lo dice a "Le Iene" Elia Del Grande, il 50enne di Cadrezzate, evaso dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, a inizio novembre. Sull'uomo pende una condanna di trent'anni dopo che il 7 gennaio 1998 all'età di 22 anni sterminò la sua famiglia uccidendo a fucilate padre, madre e fratello. L'uomo, durante la fuga di questi giorni, è riuscito a contattare il programma di Italia 1: "Ho messaggi del mio datore di lavoro e di tanti colleghi che dimostrano il contrario: sono capo squadra in un'azienda che si occupa di giardinaggio e potature, ho un impiego e non sono socialmente pericoloso".
Del Grande ha spiegato che l'ambiente da cui è fuggito è a suo dire degradato, violento, e inadeguato per curare cittadini affetti da seri problemi psichiatrici. Per questo, ha spiegato: "Quella sera (il 30 ottobre intorno alle 18, ndr) ho deciso di andarmene. Pioveva. C'era una fitta nebbia, ho pensato che le telecamere avrebbero faticato a vedermi. Ho annodato alcuni metri di filo elettrico e mi sono calato dalle mura". E aggiunge: "Nessun complice", parlando poi di un tassista che lo avrebbe aiutato ad allontanarsi dalla struttura.
L'uomo, al programma di Italia 1, parla delle "reiterate violazioni" riscontrate dal magistrato di Sorveglianza di Varese: "Le violazioni di cui parla il magistrato riguardano il fatto che i controlli sulla mia permanenza in casa, nella mia abitazione, in orario notturno avvenivano sempre dopo mezzanotte, quando non sentivo il campanello perché dormivo". L'evaso poi, conclude la sua breve chiamata, sottolineando di non voler sottoporsi al cosiddetto "ergastolo in bianco", ossia la permanenza in uno dei centri per l'esecuzione delle misure di sicurezza per molto tempo, con rinvio della valutazione dell'internato di sei mesi in sei mesi.