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Terrorismo, arrestato a Roma un tunisino vicino all'Isis

Operazione "Black Flag": il 33enne Saber Hmidi reclutava adepti in carcere. E ai compagni di cella disse: "Andrò a combattere in Siria"

Operazione antiterrorismo denominata "Black Flag" in tutto il Lazio: arrestato a Roma, dove era già detenuto a Rebibbia, il 33enne tunisino Saber Hmidi indagato per il reato di terrorismo anche internazionale.

L'uomo, affiliato a Ansar Al-Sharia, organizzazione libica vicina all'Isis, disse di voler andare a combattere in Siria e avrebbe reclutato adepti in carcere data la sua "particolare capacità di indottrinamento".

Già detenuto a Rebibbia - A Rebibbia è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare a carico di Saber Hmidi, tunisino 33enne già detenuto per altre cause e indagato per aver "partecipato all'organizzazione terroristica Ansar Al-Sharia da intendersi affiliata all'ISIS. L'uomo aveva ricevuto il vessillo del gruppo terroristico islamico e istigava alla discriminazione religiosa e all'arruolamento nelle fila dell'Isis in Libia e in Siria manifestando la propria adesione all'ideologia dello Stato islamico oltre al proposito di essere pronto a recarsi in zona di combattimento per assolvere il Jihad. Avrebbe anche reclutato adepti in carcere. 

"Andrò a combattere in Siria" - E fu proprio lui a dire ai compagni di cella: "Una volta libero andrò in Siria a combattere con i fratelli musulmani". Descritto come una persona violenta nei periodi di reclusione, agli agenti in carcere avrebbe anche urlato: "Vi taglio la testa se non mi accontentate". 

In carcere a Velletri nel 2011 - Durante la prima detenzione nel carcere di Velletri nel 2011, dove era finito per violazione delle leggi sugli stupefacenti, è iniziata la radicalizzazione religiosa del tunisino: una volta uscito sembrava profondamente cambiato e aveva iniziato a praticare l'Islam con frequenza nelle moschee della città. E proprio in quel periodo il 33enne è entrato in conttato con i fratelli tunisini della Shari-a entrando in possesso di una bandiera del gruppo terroristico simile a quelle del califfato dell'Isis. 

Capacità di indottrinamento e violenze nelle carceri italiane - Il Nucleo investigativo della Polizia penitenziaria ha raccolto e analizzato importanti elementi investigativi che hanno dimostrato non solo la pericolosità di Saber Hmidi ma anche riscontrato, nei diversi istituti penitenziari in cui è stato detenuto, la sua particolare capacita' di indottrinamento dei compagni di detenzione. Nel 2015 si era messo a capo di un gruppo di preghiera con lo scopo di creare problemi di natura gestionale e di adattamento con gli altri detenuti. E da allora la sua condotta è anche diventata violenta: nello stesso anno è stato mandante, nel carcere di Civitavecchia, di una vera e propria spedizione punitiva, con bastoni e sgabelli, nei confronti di un detenuto che si era lamentato delle preghiere notturne.  Nel luglio 2015, nella Casa Circondariale di Frosinone, dove era stato trasferito per motivi di sicurezza, ha aggredito un detenuto italiano che aveva contestato i continui ed insistenti discorsi inneggianti all'Islam mentre nel carcere di Napoli aggredì un nigeriano di fede cristiana. Condotte violente anche a Salerno e Viterbo. 

I legami con l'Isis - Nel corso delle attività tecniche di intercettazione delle telefonate tra Hmidi e il padre, il N.I.C. ha raccolto non solo la preoccupazione del genitore per le scelte del figlio ma anche elementi che confermano la conoscenza diretta dell'indagato con un leader di Ansar Al Shari'a, tale Zarrouk Kamal, morto in Siria nella citta' di Raqqa, nota roccaforte dell'Isis. Hmidi era ritenuto un vero e proprio leader all'interno del gruppo Ansar al-sharia nonchè referente per molti tunisino e siriani. Arrivato in Italia nel 2008, ha ottenuto il permesso di soggiorno sposando un'italiana convertita all'Islam.