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Opera di Roma,ok all'esternalizzazione Licenziati il coro e l'orchestra

Il sindaco di Roma Ignazio Marino: "Coinvolti 182 dipendenti, risparmi per 3,4 mln di euro". Il ministro Franceschini: "Passo doloroso ma necessario per scongiurare la chiusura"

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Il cda dell'Opera di Roma ha approvato l'esternalizzazione dell'orchestra e del coro votando una procedura di licenziamento collettiva. Dopo mesi di dissidi interni sul piano di rientro, dopo gli scioperi e l'uscita di scena del maestro Riccardo Muti, è questa la decisione presa per far "rinascere" il teatro. Il sindaco Marino: "Coinvolti 182 dipendenti, risparmi per 3,4 mln di euro". Il ministro Franceschini: "Passo doloroso ma necessario".

Opera di Roma,ok allʼesternalizzazione Licenziati il coro e lʼorchestra

Anche il sovrintendente Carlo Fuortes parla di "una scelta molto dura e sofferta", ma, precisa "l'alternativa era la chiusura". Si tratta di "un percorso mai eseguito prima nel nostro Paese", precisa Ignazio Marino.

La riunione del cda arriva a pochi giorni dal vertice tra i soci fondatori dell'Opera - Mibact, Regione Lazio e Comune di Roma - che aveva dato mandato al consiglio di amministrazione di "trovare le soluzioni più adeguate per una rinascita del teatro e a risolvere, alla radice, i problemi di fondo".

"Non dimentichiamo che la situazione era diventata talmente insostenibile da costringere pochi giorni fa il Maestro Muti ad andarsene platealmente", sottolinea Franceschini.

Ma ad annunciare la linea dura, in una conferenza stampa in Campidoglio, al termine della riunione del cda, è il sindaco: "Alla vigilia di Natale del 2013 è stato deliberato l'inizio del risanamento da quel disavanzo disastroso che avevamo trovato al momento del mio insediamento - ricorda -. Poi purtroppo una serie di situazioni hanno determinato una perdita di biglietteria, una fuga degli sponsor che vogliamo invece attrarre. Il doloroso e recente messaggio del maestro Muti ha determinato una frenata degli abbonamenti e una fuga degli sponsor. Ci troviamo con un risanamento avviato ma con differenza di entrate di 4,2 milioni di euro per l'anno prossimo. In una decisione così drammatica questo procedimento coinvolgerà 182 unità di personale su 460, non riguarda gli altri 278".

Da questa operazione, stando alle stime di Fuortes, si otterranno 3,4 milioni di risparmi. "Se si organizza tutto nel migliore dei modi dal 1 gennaio il teatro dell'Opera potrebbe aver nuova orchestra e coro - annuncia - che potrebbero essere anche costituiti dai vecchi musicisti, però con una forma contrattuale del tutto diversa: non sarebbero più dipendenti ma sarebbero loro a formare un'orchestra o un coro indipendente". Il modello guarda ad esperienze europee "come la London Symphony Orchestra o i Berliner Philharmoniker".

Ma le reazioni all'annuncio non tardano ad arrivare: orchestrali, coristi e sindacati sono sul piede di guerra. E c'è chi invoca il rispetto dell'art 18. "Siamo pronti a intraprendere tutte le iniziative, possibilmente unitarie con gli altri sindacati, per respingere questa decisione scellerata", afferma il segretario generale della Slc-Cgil di Roma e Lazio, Alberto Manzini. "E' un licenziamento ingiustificato e discriminatorio, c'è un progetto di smantellamento del Teatro dell'Opera - sostiene il primo trombone Marco Piazzai (Fials Cisal) -. E forse Muti l'aveva capito e per questo se n'è andato. Ma siamo pronti a impugnare la decisione".

Resta il dubbio se questa decisione potrà o meno essere in qualche modo un apripista. "Non so cosa faranno gli altri sovrintendenti - dice Fuortes -. Noi eravamo in una situazione molto particolare", ma "sono assolutamente convinto che sia un modello sviluppo che darà grandi risultati". A suo parere "le orchestre dei teatri lirici debbano essere considerate l'eccellenza della musica in Italia, formate da artisti, non da impiegati. Qui non dobbiamo pensare all'articolo 18, questa è tutt'altra cosa".

Franceschini: "Pieno sostegno al sovrintendente Fuortes" - Il sovrintendente "Fuortes sta da mesi facendo un lavoro positivo e importante all'Opera di Roma con la situazione più difficile rispetto a tutte le altre". Lo afferma il ministro della cultura Dario Franceschini commentando le reazioni politiche alla decisione di licenziare coro e orchestra del Costanzi.