FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Caso Cucchi, procura di Roma chiede processo per cinque carabinieri

Per tre militari lʼaccusa è di omicidio preterintenzionale, per gli altri due è calunnia e falso

La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque carabinieri coinvolti nell'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre 2009 nell'ospedale Sandro Pertini.

Per i tre militari che arrestarono il geometra il 15 ottobre precedente, e ritenuti autori del pestaggio, l'accusa è di omicidio preterintenzionale. Ad altri due carabinieri i reati contestati sono quelli di calunnia e di falso.

Il reato di omicidio preterintenzionale è stato configurato dal procuratore Giuseppe Pignatone ed dal sostituto Giovanni Musarò nei confronti di Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco, all'epoca dei fatti in servizio presso il Comando Stazione di Roma Appia. Si tratta dei militari che procedettero all'arresto di Stefano Cucchi in flagranza di di reato per detenzione di droga. Tedesco è accusato anche di falso.

A Roberto Mandolini, comandante Interinale della stessa stazione di Roma Appia sono attribuiti i reati di calunnia e falso. Accusa di calunnia anche per lo stesso Tedesco, e per Vincenzo Nicolardi, anche quest'ultimo militare dell'Arma. Ai tre carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale è contestato anche il reato di abuso di autorità per aver sottoposto Cucchi "a misure di rigore non consentite dalla legge".

"Oggi è una giornata storica, per la mia famiglia, per Stefano e per tanti altri". Cosi' Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, commenta la richiesta di rinvio a giudizio fatta dalla procura di Roma per cinque carabinieri coinvolti nell'inchiesta bis sulla morte del fratello. "E' una giornata che dimostra", ha aggiunto, "che non ci si deve abbattere, mai arrendersi, ma lottare per la verità". "Mi viene in mente", ha concluso, "l'associazione che porta il nome di Stefano alla quale aderiscono persone con storie e percorsi diversi da quello di mio fratello, ma che si battono a loro volta per la verità".