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Inchiesta Covid, Rezza a pm: "La zona rossa serviva, ma c'era indecisione" | Lamorgese: "Mandai i militari e Conte non sapeva"

Il presidente della Lombardia Attilio Fontana: "Stupito che con soldati e carabinieri non si chiuse"

Dagli atti dell'inchiesta sulla gestione dell'emergenza Covid continuano a emergere nuovi elementi, in particolare sulle divergenze circa l'istituzione della zona rossa nella Val Seriana.

"Mi sembrava che il presidente del Consiglio non fosse convinto e avesse bisogno di un forte supporto per convincersi dell'opportunità di istituire la zona rossa - ha raccontato, il 18 giugno 2020 ai pm, Giovanni Rezza, direttore Prevenzione del ministero della Salute ed ex direttore Malattie infettive dell'Iss -. Io uscii da quella riunione (del 6 marzo, ndr) con l'idea che ci fosse indecisione. La mia fissazione restava la necessità di una zona rossa a Nembro e Alzano".

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Il verbale di Rezza

 Quello di Rezza è uno dei verbali presenti negli atti dell'inchiesta bergamasca, con al centro i reati di epidemia e omicidio colposi, che vede tra gli indagati l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro Roberto Speranza e l'ex governatore lombardo Attilio Fontana.

 

"Speranza era preoccupato"

 L'ex componente dell'Iss ha raccontato che già a metà gennaio, ai "tempi dell'epidemia a Wuhan", Speranza "era preoccupato e diceva spesso di 'cercare di stare un passo avanti rispetto agli altri paesi europei'". Rezza partecipava alle riunioni del Cts "in qualità di sostituto del professor Brusaferro", direttore Iss. Sulla situazione di Alzano e Nembro ha spiegato di aver "visto una mappa" sulla diffusione del contagio ai "primi di marzo". E ancora: "Ricordo di aver verificato che Alzano e Nembro non erano molto distanti da Bergamo - ha detto Rezza - e ho ritenuto che fosse necessario separare questi due comuni da Bergamo per evitare il contagio della città".

 

Il caso della zona rossa nella Bergamasca

 La zona rossa avrebbe "salvaguardato Bergamo e rallentato" il contagio nelle due cittadine. Il 3 marzo lo stesso Rezza riferì dei casi di Alzano e Nembro al Cts, parlando di un'unica "catena di trasmissione". Brusaferro lo chiamò, "credo il 4 o il 5" marzo, per chiedergli una "nota più dettagliata per istituire la zona rossa". E ha chiarito: "Posso dire che il ministro Speranza è sempre stato favorevole all'adozione di provvedimenti restrittivi; anche in Regione Lombardia mi sembrava vi fosse adesione". Nella riunione Cts del 6 marzo "ho caldeggiato questa soluzione", ha aggiunto Rezza, ma "il presidente del Consiglio mi sembrava fosse dubbioso; ho avuto l'impressione che volesse elevare il livello del controllo all'intera Regione". E ancora: "Mi sembrava titubante in relazione all'impegno di forze dell'ordine per delimitare il cordone sanitario", anche per la "necessità di non distogliere le forze medesime da altre attività di rilievo (come quella di lotta al terrorismo, per esempio)".

 

L'importanza del lockdown

 Rezza riteneva che "se il virus avesse 'sfondato' in una grande città l'epidemia non sarebbe stata più contenibile". Ma ha aggiunto: "Devo dire, però, che anche l'istituzione di una zona rossa non avrebbe inequivocabilmente salvato la città di Bergamo. Il lockdown che poi è stato deciso ha avuto una importante efficacia per il contenimento del contagio".

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Fontana: "Stupito che con militari in zona non si chiuse"

 "Mi sono stupito che dopo l'arrivo dei soldati e carabinieri non si è più fatta la zona rossa". Lo ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana ai pm, nel verbale del 29 maggio 2020. Parlando dell'area della Val Seriana il governatore ha detto di essere "convinto che quando siamo intervenuti il virus ormai era diffuso; noi dovevamo intervenire prima. Credevamo nella realizzazione della zona rossa. La nostra non era una scelta politica, ma tecnica". 

 

Lamorgese a pm: "Mandai militari e Conte non sapeva"

 Per l'allora ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, sentita dai pm di Bergamo il 12 giugno 2020, il "contingente programmato è arrivato a Nembro e Alzano il 6 marzo la sera, iniziando l'attività ricognitiva" e "sia per le forze di Polizia, sia per le forze Armate, la disposizione è partita dal ministero dell'Interno, ma il presidente Conte non sapeva dell'invio delle forze armate e di polizia" in Val Seriana, "proprio perché in quel periodo il fine era di natura preventiva e ricognitiva, e ove ci fosse stato un Dpcm di 'cinturazione', avrei informato il presidente dell'invio di uomini". 

 

Ruocco a pm: "Cts sapeva situazione l'1 o 2 marzo"

 "Credo che l'1 o il 2 marzo 2020 il dottor Locatelli, unitamente al professor Brusaferro, già avevano anticipato la situazione epidemiologica di Alzano Lombardo e Nembro, a margine delle riunioni del Cts di quei giorni. Locatelli evidenziava in particolare l'esigenza di attenzionare la zona di Bergamo per il numero dei casi significativo che si stava registrando nei comuni vicini". Lo ha dichiarato il 18 giugno 2020 Giuseppe Ruocco, allora segretario generale del ministero della Salute sentito come teste dai pm bergamaschi.

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