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Il libro-confessione di Benedetto XVI: "Decidere non è il mio forte"

Il Pontefice emerito nega di aver scritto la lettera di rinuncia perché era sotto pressione, e spiega che "non riesco a vedermi come un fallito: ci sono stati momenti difficili ma anche un grande movimento positivo"

"Un mio punto debole è forse la poca risolutezza nel governare e prendere decisioni.

Il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza". A parlare nel libro-intervista che uscirà venerdì, è il Papa emerito, Benedetto XVI. Il quale sottolinea comunque che "non riesco a vedermi come un fallito". Ma spiega che "Francesco è l'uomo della riforma pratica, ha l'animo per mettere mano ad azioni di carattere organizzativo".

Nel libro, un cui stralcio è anticipato dal Corriere della Sera, Papa Ratzinger spiega che "il testo della rinuncia l'ho scritto io al massimo due settimane prima. L'ho scritto in latino perché una cosa così importante si fa in latino". E specifica che "non si è trattato di una ritirata sotto la pressione degli eventi o di una fuga per l'incapacità di farvi fronte. Non è nemmeno vero che ero deluso o cose simili. Anzi, grazie a Dio, ero nello stato d'animo pacifico di chi ha superato la difficoltà".

Il Pontefice Emerito spiega quindi di essere stato toccato dal modo in cui il suo successore "ha pregato per me, il momento di raccoglimento, poi la cordialità con cui ha salutato le persone tanto che la scintilla è, per così dire, scoccata immediatamente". Quindi ammette che "la scristianizzazione dell'Europa progredisce, che l'elemento cristiano scompare sempre più dal tessuto della società. Di conseguenza la Chiesa deve trovare una nuova forma di presenza, deve cambiare il suo modo di presentarsi".

Tornando al suo periodo sul trono di Pietro, Ratzinger ribadisce che "non riesco a vedermi come un fallito. Per otto anni ho svolto il mio servizio. Ci sono stati momenti difficili", ma anche "un grande movimento positivo". E ora, conclude, "bisogna prepararsi alla morte, a superare l'ultimo esame di fronte a Dio. Cerco di farlo pensando sempre che la fine si avvicina. Cercando di prepararmi a quel momento e soprattutto tenendolo sempre presente. L'importante non è immaginarselo, ma vivere nella consapevolezza che tutta la vita tende a questo incontro".