Resistenza, è morto Germano Nicolini: era il comandante "Diavolo"
Era nato il 26 novembre 1919. Catturato a Roma dai tedeschi, fuggì dalla prigionia ed entrò nel battaglione Sap della brigata Fratelli Manfredi
E' morto a Correggio (Reggio Emilia) Germano Nicolini, comandante partigiano, uno dei protagonisti della Resistenza in Emilia, noto con il nome di battaglia di "Diavolo". Avrebbe compiuto 101 anni a novembre. Dopo la guerra fu accusato dell'omicidio di don Umberto Pessina e solo negli anni Novanta fu completamente scagionato dalla riapertura del processo. Nel Dopoguerra divenne anche sindaco di Correggio.
Germano Nicolini era nato il 26 novembre 1919. Catturato a Roma dai tedeschi, fuggì dalla prigionia ed entrò nel battaglione Sap della brigata Fratelli Manfredi di cui diventò comandante. Nel Dopoguerra divenne sindaco di Correggio (Comune che aveva liberato) ma venne arrestato nel '47, accusato per l'omicidio di don Umberto Pessina e poi condannato a 22 anni.
Uscì dal carcere per un indulto e nel 1994 emerse chi era il vero assassino: William Gaiti (oggi morto) il quale confessò dopo che la lettera al Resto del Carlino 'Chi sa parli' del compianto comandante partigiano ed ex deputato Otello Montanari aprì uno squarcio sul cosiddetto 'triangolo della morte', dove numerosi uomini di chiesa vennero uccisi da partigiani comunisti. "Diavolo" e altri due partigiani, Antonio Prodi, detto "Negus, ed Ello Ferretti, "Fanfulla", furono scagionati e infine assolti nel processo di revisione celebrato a Perugia
Quanto inserito fra l'1.00 e le 8.00 verrà moderato a partire dalle ore 8.00
Nessun commento
Metti il tuo like ad un commento
Sarà pubblicato al più presto sul nostro sito, dopo essere stato visionato dalla redazione
Il commento verrà postato sulla tua timeline Facebook
I commenti in questa pagina vengono controllati
Ti invitiamo ad utilizzare un linguaggio rispettoso e non offensivo, anche per le critiche più aspre
In particolare, durante l'azione di monitoraggio, ci riserviamo il diritto di rimuovere i commenti che:
- Non siano pertinenti ai temi trattati nel sito web e nel programma TV
- Abbiano contenuti volgari, osceni o violenti
- Siano intimidatori o diffamanti verso persone, altri utenti, istituzioni e religioni
- Più in generale violino i diritti di terzi
- Promuovano attività illegali
- Promuovano prodotti o servizi commerciali