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Bologna, il Comune toglie padre e madre dai moduli scolastici: via libera ai generici genitori

Plaude allʼiniziativa la comunità gay: "Un atto di buonsenso". Insorgono invece Lega e Udc: "Svendono lʼidentità della famiglia"

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L'assessore di Bologna alla Scuola, Marilena Pillati, ha comunicato che sui moduli scolastici è stato introdotto il termine generico "genitore" per sostituire le parole "madre" e "padre".

"Un atto di grande buonsenso e di buona politica": è stato il commento del direttivo del circolo Arcigay 'Il Cassero' del capoluogo emiliano. Insorgono invece la Lega nord e l'Udc.

La proposta, per evitare discriminazioni ai bambini di famiglie con un solo genitore o con genitori omosessuali, era stata avanzata a Venezia dalla consigliera comunale Camilla Seibezzi ed era stata ripresa da Sel a Bologna, dove il Comune - aveva detto il sindaco Virginio Merola nei giorni scorsi - sta "valutando proposte di modifica di termini segnalati come discriminatori nella modulistica per l'accesso ai servizi".

Insorge l'arcivescovo Carlo Caffarra

sull'ipotesi di elencare "genitore 1" e "genitore 2" con una battuta polemica: "Facciamo un giorno la madre genitore 1 e un giorno il padre". L'assessore Pillati ha invece sottolineato che non si intende stilare alcuna gerarchia e che, al più, sarà precisato il "genitore richiedente" l'iscrizione, ad esempio, e l'altro verrà indicato eventualmente come "altro genitore".

Insorgono la Lega nord e l'Udc

- "L'amministrazione ha svenduto l'identità di mamma e papà agli equilibri di maggioranza", tuona il capogruppo leghista Manes Bernardini: "Una follia degna di un'amministrazione avvitata su questioni lessicali e lontana dalle esigenze reali. Questa linea di progressivo annientamento della famiglia è preoccupante". "Qui - rincara la dose Silvia Noè, consigliera regionale Udc - non si tratta 'semplicemente' di uniformare una modulistica. La posta in gioco è molto più alta" e "mi appello nuovamente all'amministrazione comunale sempre attenta e sensibile alla tutela delle diversità", affinchè "non commetta quella che rappresenterebbe la più grande discriminazione di tutti i tempi: quella dei diritti dei bambini".