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Cc Piacenza, l'uomo che ha denunciato: "Mi hanno torturato, ora temo mi uccidano"

Il 26enne divenne un loro informatore, venendo ripagato con droga. Quando volle uscirne iniziò il suo incubo: "Ora non vivo più. Bevo e non dormo la notte. Ho fatto bene?", dice. Intanto, il gip ha respinto le richieste di scarcerazione dei carabinieri

"Il naso? Me l'hanno spaccato due volte. Mi hanno pestato, riempito di botte". A parlare è Hamza Lyamani, il marocchino 26enne che con le sue dichiarazioni ha dato il via alle indagini che hanno portato all'arresto dei carabinieri della caserma Levante di Piacenza. Il giovane divenne un loro informatore, venendo ripagato con droga. Quando volle uscirne iniziò il suo incubo. "Ora ho paura che mi uccidano", dice. Intanto, il gip ha respinto le richieste di scarcerazione dei carabinieri.

Il racconto del giovane - "Non vivo più. Bevo e non dormo la notte. Ho fatto bene?", dice il 26enne al Corriere della Sera. Al quotidiano, il giovane racconta anche come ha conosciuto Giuseppe Montella, il 37enne capo della banda di carabinieri della caserma di Piacenza finita in carcere: "Ero un ragazzino. Montella faceva il preparatore atletico a calcio. Non sapevo fosse carabiniere". Lo scoprirà nel 2016, quando viene arrestato "con un po' di hashish preso con gli amici" dai carabinieri, ma di via Beverora, del provinciale. "Mi affidano in prova con obbligo di firma alla Levante. Entro e trovo Montella: 'Se mi dici chi spaccia ti faccio venire a firmare quando vuoi'", racconta Hazma.

 

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Il 26enne non comincia subito a collaborare, secondo quanto da lui stesso raccontato: "Non toccavo cocaina, lui ha iniziato a pagarmi con fumo e bamba. Chi doveva aiutarmi mi ha fatto precipitare ancora di più". Quindi, Hazma diventa un informatore, fa fare "almeno trenta arresti" alla squadra di Montella. "Me ne vergogno - ammette -. Perché poi venivano pestati a sangue e incastrati. Si spezzava la droga, l'accusa diventava spaccio. Li ho aiutati anche io, in caserma". 

 

"Ricordo le urla disumane di un poveretto che era nella 'stanza della terapia', dove tenevano la droga sequestrata. Lo stavano picchiando. E in ufficio si sentiva benissimo. C'era anche il comandante", racconta Hazma, il quale a un certo punto decide di voler cambiare vita: "Avevo una brava ragazza, per questo volevo smettere. Montella ha iniziato a pedinarmi all'associazione dove facevo l'affido, al Sert. Mi impediva di entrare. Poi hanno iniziato a picchiarmi. Mi chiudevano nello stanzino, due mi colpivano e due fingevano di volermi aiutare. Calci, pugni. Montella mi ha rotto il naso due volte. Ricordo che un giorno ho preso un pezzo dell'accendino e mi sono tagliato le braccia sperando che mi facessero andare in ospedale".

 

Il giovane racconta anche dei "festini in caserma": "Un giorno mi chiama Montella e dice: 'Vieni qui, sto sco.... E mi fa vedere una ragazza tossica che faceva sesso con lui in cambio di droga". Secondo Hazma, Montella lo avrebbe fatto "per i soldi. Il potere. Non l'ho mai visto drogarsi. Ma così era considerato un bravo carabiniere, aveva amicizie importanti. Con le ragazze si spacciava per politico. E' un porco, gli piaceva dominare gli altri. Mi ha rovinato".

 

Ora il 26enne vuole scappare: "I proprietari di casa mi vogliono cacciare perché hanno paura che vengano qui a picchiarmi. Temo che mi uccidano davvero adesso", conclude.

 

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Il gip di Piacenza respinge le richieste di scarcerazione - Il Gip di Piacenza, Luca Milani, ha respinto le richieste di scarcerazione dei carabinieri arrestati il 22 luglio, con misure di custodia cautelare, quando è stata anche sequestrata la caserma. La decisione è arrivata dopo gli interrogatori di garanzia, conclusi nei giorni scorsi.

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