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Carburanti, benzinai in rivolta contro il decreto: "Inaccettabili le sanzioni, così lo sciopero è confermato"

La rabbia dei gestori: "Delusi e amareggiati, il provvedimento continua a considerare noi i colpevoli dei rincari". Tavolo tecnico martedì al ministero delle Imprese e del Made in Italy

Dopo il decreto carburanti esplode la rivolta dei benzinai.

Nel mirino dei gestori degli impianti ci sono le pesanti sanzioni, con multe fino a 6mila euro e chiusura dell'attività fino a 90 giorni dopo tre violazioni. "Siamo delusi e arrabbiati - dicono -. Il decreto continua a individuare nei gestori i colpevoli degli aumenti". Fegica e Figisc Confcommercio avvertono: "A queste condizioni è confermato lo sciopero" già indetto per il 25 e il 26 gennaio, che era stato precedentemente congelato.

 

Tavolo tecnico martedì al miniestero

 Sul caro carburanti, spiega il vicepresidente della Fegica Roberto Di Vincenzo, "continua lo scaricabarile del governo", mentre il presidente nazionale della Figisc Bruno Bearzi dice chiaramente che "se nell'incontro di martedì al ministero non si riparte dal decreto, noi confermiamo lo sciopero". Per il 17 gennaio alle 14:30 infatti è stato convocato al ministero delle Imprese un Tavolo tecnico carburanti, come rendono noto le associazioni Faib, Feciga e Figisc/Anisa.

 

"Testo da migliorare"

 "Il testo del decreto deve essere migliorato in sede di conversione", avverte Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti. Gli esponenti della categoria apprezzano "l'introduzione dell'accisa mobile, da noi richiesta più volte in questi anni. Ma certamente non apprezziamo le sanzioni - a nostro avviso molto pesanti - legate all'obbligo dell'esposizione del prezzo medio, che continuiamo a ritenere una misura del tutto inutile ai fini del contenimento dei prezzi dei carburanti". 

 

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"Nodo sanzioni e illegalità fiscale e contrattuale"

 Così, in attesa del secondo confronto con il governo martedì, le sigle sindacali si vedono in queste ore per discutere sul decreto. E proprio in vista dell'incontro a Palazzo Chigi intanto, Sperduto annuncia: "In quella sede affronteremo il nodo sanzioni e i problemi più importanti della rete carburanti, sui quali chiediamo da tempo un confronto. L'auspicio è che l'esecutivo sia nelle condizioni di poter corrispondere alle attese che gli operatori hanno, soprattutto per quanto riguarda il contrasto all'enorme illegalità fiscale e contrattuale attuale, che costa intorno ai 15 miliardi di euro complessivi allo Stato ogni anno. Risorse da recuperare nell'interesse di tutti". 

 

 

Codacons: misure insufficienti

 Per quanto riguarda il peso del caro energia che grava sui consumatori, Codacons chiarisce: "Qualsiasi incremento della concorrenza sul fronte dei prezzi dei carburanti è positiva, ma le misure previste dal decreto del governo da sole non bastano a far scendere i listini alla pompa e contrastare le speculazioni". L'associazione consumatori torna quindi a chiedere interventi più incisivi sulla benzina, a partire dalla fissazione di un prezzo massimo per i distributori Eni, società partecipata dallo Stato, pari per il gasolio a 2 euro al litro sulla rete autostradale e a 1,70 sulla rete urbana. 

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