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"Volevamo rubare il tesoro di San Gennaro", parla il boss Giuliano

Fu poi lo stesso capo di camorra a impedire l'operazione

papa francesco, sangue san gennaro
-afp

A metà degli anni Settanta la camorra tentò il furto del tesoro di San Gennaro.

A raccontarlo, in una collana scritta insieme al giornalista Simone Di Meo, è l'ex boss dei boss di Forcella, che afferma: "Avevamo stabilito di attaccare dalle fogne, proprio come nel film di Dino Risi con Nino Manfredi, 'Operazione San Gennaro'. Era la nostra tecnica vincente: sapevamo che camere blindate e casseforti aggredite frontalmente cedono quasi mai". "Puoi usare chili e chili di tritolo, ma restano intatte - spiega Luigi Giuliano -. Se, invece, le tagli da sotto con la fiamma ossidrica si aprono facilmente, proprio come una scatoletta di tonno. Questo succede perché i progettisti pensano anzitutto a rafforzare le pareti e la porta d'accesso di un caveau, quasi mai il pavimento. Abbiamo fatto rapine memorabili utilizzando questa strategia, ed eravamo sicuri di poterla applicare senza alcun rischio anche nella Cappella del tesoro di San Gennaro".

La "talpa" - "L'unica difficoltà - aggiunge nella ricostruzione - era solo quella di trovare una strada, nel sottosuolo, che ci consentisse di andare a colpo sicuro e di sbucare nel punto giusto. A questo pensò la nostra 'talpa', un impiegato del servizio fognario che aveva l'ufficio in una sede distaccata del Comune di Napoli, in via Foria. Ci recuperò piantine e planimetrie della zona grazie alle quali, nel giro di qualche settimana, riuscimmo a trovare una strada percorribile e 'garantita' per arrivare al cospetto del Santo".

 

Fu Giuliano a opporsi al colpo - Il colpo non si fece più perché Giuliano si oppose e decise di mettere "sotto la sua protezione" il tesoro impedendo il furto. Il primo testo, edito da Stylo24 Edizioni, è disponibile esclusivamente su Amazon e racconta la nascita del conflitto contro Raffaele Cutolo e Michele Zaza con retroscena e ricostruzioni inedite. La Napoli del Dopoguerra e la nascita del contrabbando di sigarette. Gli esordi nel mondo del crimine e le prime rocambolesche fughe dalle forze dell'ordine. E ancora il racconto inedito dalla nascita della "Fratellanza" napoletana e gli incontri con il misterioso Signor Carlos, in Spagna, per acquistare le armi con cui fare la guerra alla Nuova camorra organizzata e a Cosa nostra.

 

Maradona...- Lo stesso Carlos che, dice Giuliano, "poi avrà un ruolo fondamentale nel portare a Napoli il grande Diego Armando Maradona". Non mancano inoltre spaccati sulla vita criminale dell'epoca. Comprese le "trattative" per evitare spargimenti di sangue durante i folli inseguimenti nel Golfo di Napoli tra contrabbandieri di sigarette e la creazione di una forza eversiva neofascista occulta chiamata "La Fenice". 

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