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"Cercasi addetto stampa senza difetti fisici": è polemica per il bando del Teatro San Carlo di Napoli

Le associazioni di categoria parlano di "incredibile discriminazione" e chiedono il ritiro immediato del bando. Il presidente dellʼOdg Campania: "Il copia-incolla di altri bandi gioca brutti scherzi"

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E' polemica a Napoli per un bando emesso dal Teatro San Carlo, in cui si cercano addetti stampa che "siano fisicamente idonei ed esenti da difetti o imperfezioni".

"Cercare una persona esente da difetti fisici è una formula di valida solo per alcuni specifici ruoli della pubblica amministrazione. Non può valere per il ruolo di addetto stampa", afferma Ottavio Lucarelli, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania, chiedendo il ritiro immediato del bando.

"Il copia-incolla gioca brutti scherzi e il San Carlo in materia di bandi per ufficio stampa ha inanellato in questi ultimi anni una lunga serie di figuracce", aggiunge Lucarelli.

Il segretario del sindacato unitario dei giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, sottolinea poi che vi sono diversi errori nella formulazione del bando ma "la cosa più grave è un'incredibile discriminazione: il concorso pubblico del San Carlo limita la partecipazione ai candidati che siano fisicamente idonei ed esenti da difetti o imperfezioni che possano limitare il pieno ed incondizionato espletamento, in sede e fuori sede, delle mansioni previste".

"Esenti da difetti o imperfezioni? Ma siamo all'eugenetica? - dice -. Al San Carlo cercano un giornalista i razza ariana o dalle fattezze di Roberto Bolle? Che fine ha fatto la Costituzione che vieta le discriminazioni perché «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione di condizioni personali? Per la gravità di questa discriminazione - conclude il dirigente sindacale - ho provveduto a informare il sindaco Luigi De Magistris, nella sua qualità di presidente del teatro, nonché le autorità competenti. E siamo pronti ad impugnare il bando".

Il bando "incriminato": al punto C dell'articolo 1 la richiesta ritenuta discriminatoria