Corruzione e falso nella pubblica istruzione, 10 arresti | Indagati la direttrice dell'Ufficio scolastico della Calabria e un funzionario Miur
Nel registro delle persone indagate figura la 59enne Maria Rita Calvosa. Un ispettore del ministero, Maurizio Piscitelli, chiedeva duemila euro per ogni certificato
I carabinieri di Vibo Valentia hanno arrestato 10 persone durante un'operazione su falsi e corruzione nella pubblica istruzione tra le province di Vibo Valentia, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Napoli. Gli arrestati accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, falso in atti destinati all'Autorità giudiziaria, falso in atto pubblico, abuso d'ufficio e autoriciclaggio. Sequestrate 19 società del settore dell'istruzione.
La direttrice coinvolta - Coinvolta nell'inchiesta anche la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale della Calabria Maria Rita Calvosa, che figura nella lista delle 13 persone, al momento solo indagate, in stato di libertà. Calvosa, 59 anni, romana, è alla guida dell'Ufficio scolastico regionale per la Calabria dal settembre del 2018, dopo essere stata per dieci anni responsabile dell'ambito territoriale di Latina.
L'inchiesta che ha portato alla scoperta di una serie di attività illecite nell'ambito della pubblica istruzione, denominata Diacono e condotta sotto la guida del procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo e del sostituto Ciro Lotoro, è stata avviata a seguito del ritrovamento, il 2 luglio 2020, di un arsenale di armi (da guerra e clandestine) e un'ingente somma di denaro nell'abitazione di Davide Pietro Licata, contigua all'Istituto "Accademia Fidia", gestito dalla famiglia Licata.
Duemila euro per ogni diploma falso - Gli illeciti sarebbero stati agevolati e resi possibili grazie alla corruzione di un alto funzionario del Miur, il quale è incaricato, fra l'altro delle attività ispettive e di controllo degli istituti provati accreditati al ministero. Un ispettore del ministero dell'Istruzione, Maurizio Piscitelli, chiedeva duemila euro per fornire diplomi falsi. I soldi gli venivano corrisposti, secondo gli inquirenti, in confezioni di liquori o di cellulari. Piscitelli, arrestato nella sua casa di Napoli dove nascondeva 165mila euro in contanti, avrebbe rilasciato circa 500 diplomi o attestati falsi.
Gli approfondimenti hanno consentito di ricostruire una rete di istituti formativi (paritari e artistici/musicali) che ha illecitamente prodotto, in cambio di denaro e/o altre utilità, titoli di studio e attestati (oltre che operato fittizie assunzioni), al fine di favorire la partecipazione dei beneficiari a pubblici concorsi per l'assunzione di personale docente e Ata (assistente tecnico amministrativo).
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