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Burkini, "siete pronti anche a vietare alle suore la spiaggia?"

Intervista a Badia Rami, responsabile donne Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, che spiega: "Portare il velo è una scelta, vietarlo è una violenza"

"Ho 39 anni anni, vivo in Italia da quando ne avevo sei, sono musulmana e il velo lo metto quando mi sento di volerlo mettere.

Ma la libertà è scegliere, scegliere di portarlo o meno, vietare il velo in spiaggia, come fatto in alcuni comuni francesi è una violenza". Così Badia Rami, operatrice in un centro anti violenza per le donne e responsabile per le donne del Co-mai,Comunità del Mondo Arabo in Italia. "Che noia può dare una donna vestita in spiaggia? E attenzione, domani volete vietare anche alle suore di passeggiare in riva al mare?".

"Sia chiaro, qui non si parla di sicurezza: se uno ha un burka e non si capisce se sia un uomo o una donna e non può essere identificato è un conto, ma qui si parla di altro. E allora io mi chiedo: se una suora passeggia sulla spiaggia? Come la mettiamo? O tante di quelle signore di una certa età, soprattutto in alcune parti di Italia, che indossano fazzoletto in testa e gonna... vietiamo anche a loro di passeggiare in riva al mare?"

Spesso il velo viene visto come un'imposizione se non addirittura una violenza degli uomini sulle donne...
"Io personalmente non ho mai conosciuto donne obbligate a indossare il velo, non nego che ci siano, soprattutto in determinati contesti. Ma spesso il velo come imposizione è uno degli aspetti di famiglie rigide e complicate sotto vari punti di vista, come succede in alcune famiglie non musulmane, in cui ai figli, o più ancora alle figlie, è vietato tutto. Detto ciò il velo per me è una scelta: per me fa parte di un percorso religioso, oggi non lo indosso, per andare a pregare lo metto, così come in altre situazioni, magari in futuro vorrò indossarlo sempre, o forse no. E' un aspetto intimo del mio essere credente".

Vietare il velo, essere obbligata a non indossarlo cosa significa?
"Obbligarmi a non indossarlo significa, come ad esempio in spiaggia in Francia, obbligarmi a non andare in spiaggia. Vietarmi di andarvi. E' ridurre la mia libertà. E' come se domani qualcuno decidesse che è vietato andare in spiaggia con il proprio crocifisso. Non vi sentireste privati delle vostre libertà?"

Perché secondo lei questo divieto del burkini in Francia?
"Credo che sia una scusa per fare polemica e per poter dire: qui c'è mio e comando io. Ok, ma cosa c'entra il velo? Dietro a tutto questo c'è un'informazione poco corretta: il mondo musulmano subisce profondamente tutto questo. Io sono stufa di difendermi. No, non sono l'Isis, velo o non velo".

In Francia si parla di una scelta fatta in nome della laicità dello Stato...
"Essere laici non credo sia questo, essere laici è rispetto. Per noi il velo, la libertà di portare il velo, così come per i cristiani il crocifisso, è una parte di noi, del nostro cammino religioso. Laicità è il rispetto di questi simboli che visti dall'esterno sono solo oggetti, ma che acquisiscono un significato intimo e profondo per chi crede. Laicità è rispetto, rispetto è libertà. Un esempio: una volta il consolato marocchino di Roma era in un edificio al cui ingresso era presente una madonnina. Ora in Marocco la maggior parte delle persone sono musulmane, ma nessuno si è sognato di togliere quella statua, che rappresentava la storia e la tradizione del posto e delle persone che ci avevano vissuto".