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Asti, crac da 4 miliardi gruppo Marenco: 51 denunciati

Gli indagati, tra cui figura un ex colonnello della guardia di finanza, sono accusati di bancarotta fraudolenta ai danni di 12 società del gruppo

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tgcom24

Sono 51 i denunciati per il fallimento delle società facenti capo a Marco Marenco, imprenditore del gas ed ex patron dello storico marchio di cappelli Borsalino.

Gli avvisi sono stati notificati alla chiusura delle indagini, condotte dalla Gdf di Torino e Asti. Accertato un crac societario di oltre 4 miliardi e condotte distrattive per 1 miliardo e 130 milioni.

Gli indagati sono accusati di bancarotta fraudolenta ai danni di 12 società di import-export di gas naturale e di produzione di energia elettrica. La bancarotta del gruppo Marenco è considerata seconda in Italia solo al crac Parmalat. Tra le persone indagate figura anche un ex colonnello della guardia di finanza. Si tratta di Luigi Antonio Cappelli, per il quale la procura di Asti ipotizza il favoreggiamento personale. Nell'estate del 2014 l'ufficiale contattò l'allora comandante provinciale della Gdf di Asti, il colonnello Michele Vendola, per chiedere notizie sugli accertamenti su Silvia Grosso, compagna del'imprenditore Marco Marenco.

Nel corso dell'inchiesta sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni per un valore complessivo di 107 milioni di euro. 

La rete di società in giro per il mondo - L'attività investigativa ha messo in luce reati tributari, come la dichiarazione fiscale infedele, l'omesso versamento delle imposte, la sottrazione al pagamento delle accise, truffa aggravata, appropriazione indebita, false comunicazioni sociali, ma soprattutto la bancarotta fraudolenta aggravata. Erano almeno 190 le società, italiane ed estere in paradisi fiscali, collegate fra loro mediante compravendite fittizie, appositamente costituite e intestate ad amministratori e manager vicini all'imprenditore astigiano. Queste ultime, vere e proprie 'scialuppe di salvataggio', erano a loro volta controllate da numerose società estere 'scatole cinesi'.

La cooperazione internazionale con numerosi Paesi, comprese le Isole Vergini Britanniche, l'Isola di Man, Panama, Malta, Cipro, Liechtenstein e Lussemburgo, ha permesso agli inquirenti di ricostruire le condotte distrattive e individuare le numerose società estere coinvolte.