Al funerale annunciata beatificazione
"Presto verrà aperta la causa di beatificazione di don Andrea Santoro: è un martire". Con queste parole il cardinale Camillo Ruini ha aperto i funerali del prete italiano ucciso domenica scorsa in Turchia. Il vicario del Papa aveva già accolto la salma all'aeroporto di Ciampino. Le esequie si sono celebrate nella basilica romana di San Giovanni in Laterano, sotto l'ingente presidio delle forze dell'ordine.
"Rispetteremo pienamente, nel processo di beatificazione e canonizzazione che ho in animo di aprire, tutte le leggi e i tempi della Chiesa, ma fin da adesso sono interiormente persuaso che nel sacrificio di Don Andrea ricorrono tutti gli elementi costitutivi del martirio cristiano". Così il cardinale Camillo Ruini ha annunciato, in una basilica di san Giovanni in Laterano gremita, l'intenzione di aprire la causa di beatificazione di don Andrea Santoro.
Don Andrea è stato ricordato come un "uomo tenace", un "uomo di fede e testimone dell'amore cristiano", che "viveva poveramente", un uomo "a cui il coraggio non mancava", un "uomo di intelligenza penetrante e all'occorrenza anche molto concreta". "Don Andrea era un uomo a cui il coraggio non mancava - ha aggiunto il porporato nell'omerlia - un uomo abbastanza lucido e animoso da affrontare giorno dopo giorno, inerme, il rischio della vita. Il suo, infatti, era un coraggio cristiano: quel tipico coraggio di cui i martiri hanno dato prova, attraverso i secoli, in innumerevoli occasioni".
Il vicario di Benedetto XVI ha poi respinto alcune accuse rivolte al prete italiano negli ultimi giorni dai mezzi di comunicazione, di offrire denaro in cambio di proselitismo. "Dobbiamo respingere con sdegno le accuse e insinuazioni assurde e calunniose riguardo a mezzi non leciti per ottenere conversioni". Queste accuse sono "escluse in radice dalla sua rigorosa coscienza di cristiano e di sacerdote", ha detto il cardinale Ruini.
Camillo Ruini ha infine lanciato un appello: "Diritto alla libertà religiosa, madre di ogni libertà", da affermare "in concreto ovunque nel mondo, senza discriminazioni".
Il feretro di Don Andrea Santoro è arrivato in basilica, dalla chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio dove era stata allestita la camera ardente, verso le nove. Ad attenderlo all'ingresso del sagrato di San Giovanni il vescovo Domenico Pecile, che ha benedetto la bara.
All'esterno della chiesa campeggiavano diverse corone di fiori, tra cui quella della presidenza del Senato, del ministero dell'Agricoltura, della Regione Lazio, del Comune di Roma e dell'ambasciata del Qatar. Alle esequie partecipano le autorità civili cittadine ed istituzionali, tra cui i presidenti dei due rami del Parlamento, Marcello Pera e Pierferdinando Casini.
Sempre fuori dalla basilica, rivolto verso l'ingresso, è stato affisso uno striscione bianco con su una scritta rossa: "Don Andrea resterai sempre nei nostri cuori", firmato dai parrocchiani della chiesa di Gesù di Nazareth. All'ingresso della basilica è invece stato posto un libro per le testimonianze. "Don Andrea siamo con te. Crediamo nel tuo messaggio. Proteggici da lassù". Il registro conta decine di pagine firmate e quasi in ognuna qualcuno ha voluto condividere la propria storia, qualche riga in più per spiegare l'affetto per questo "prete speciale", come si legge in una delle parti iniziali.
Tutta la piazza è stata presidiata dalle forze dell'ordine. Il perimetro della chiesa è stato transennato e le persone hanno potuto accedere solo attraverso due varchi, dopo essere passati sotto il controllo dei metal detector.