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Morta a Palermo per overdose di chemio, il giudice: "Un assassinio"

Un errore fatale e poi mascherato ha ucciso Valeria Lembo, 33 anni. Quei medici sono stati condannati a dicembre, oggi le motivazioni della sentenza: "Fu omicidio, la più grave colpa mai commessa"

"Un assassinio, la più grave colpa medica mai commessa", queste le motivazioni del giudice Claudia Rosini nella sentenza che condanna medici e infermieri del reparto oncologico del Policlinico di Palermo, dove il 7 dicembre 2011, Valeria Lembo, una donna di 33 anni, è morta a causa di un dosaggio del farmaco chemioterapico vinblastina dieci volte superiore alla prescrizione (90 milligrammi invece di 9), utilizzato per curare ilmorbo di Hodgkin.

La paziente mori' per avvelenamento 22 giorni dopo. La donna però poteva ancora salvarsi come spiega il giudice, se i medici avessero subito effettuato un ricambio completo del sangue. Invece nei cinque giorni successivi alla somministrazione eccessiva, l'errore è stato mascherato come una gastrite post chemio e il medico specializzando Alberto Bongiovanni (condannato a 6 anni e 6 mesi) che "scriveva sotto dettatura e non aveva idea di cosa fosse la vinblastina", cancello' lo zero in piu' dalla cartella clinica, invece di ammettere l'errore e cercare una soluzione.

Sulla situazione del reparto l'analisi del giudice e' impietosa: l'oncologa Laura di Noto, condannata a 7 anni, e'descritta come "una copiatrice di dati, scelta dal primario Sergio Palmeri perche' sempre presente. Una dottoressa che aspettava indicazioni del sovradosaggio da un'infermiera". Il primario, Palmieri è stato condannato a quattro anni e sei mesi per omicidio colposo e secondo il giudice, era circondato da "fidati vassalli" mentre l'organizzazione del reparto era "affidata al caso".