VORAGINE SENZA FINE

Regione mangiasoldi, la Corte dei Conti: tutti gli sprechi delle spa Sicilia

Un'indagine rivela i costi da capogiro di società senza appeal sul mercato, tra liquidazioni infinite e assunzioni senza concorso e senza effettive necessità: un miliardo di stipendi in quattro anni

19 Dic 2013 - 10:45
 © Ansa

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E' quello di un palazzo mangiasoldi e sprecone il ritratto che emerge dall'indagine della Corte dei conti sulla Regione Sicilia, tra assunzioni senza concorso, numero abnorme di dipendenti, aziende in liquidazione da anni. I governi Cuffaro e Lombardo hanno creato un paese dei balocchi fatto di 34 società "che non stanno sul mercato", con un carrozzone, Palazzo dei Normanni, che dà lavoro a un terzo dei dipendenti delle controllate delle altre regioni.

I numeri messi in evidenza dall'inchiesta (dove si legge che "nella Regione vige uno stato di approssimazione") parlano di un vero e proprio mostro fatto di controllate che richiedono continui esborsi finanziari, come racconta l'articolo pubblicato dalla "Repubblica" di Palermo. Il conto? Trecento milioni l'anno più 23 di perdite, consulenze per 73 milioni, cda costati altri 13,7 milioni. E società, come la Siace, in fase di liquidazione... dal 1985.

Negli anni, le spa regionali sono andate avanti tra continue perdite e ricapitalizzazioni, tutto a spese della Regione. Sviluppo Sicilia, per esempio, è nata per attrarre soldi nell'isola: non ha attratto un euro di investimento, ma ne ha persi 1,8 milioni nel 2008, 1,7 nel 2009, 640mila nel 2010, 487mila nel 2011 e ancora 2,6 milioni nel 2012. Una sanguisuga che i magistrati della Corte dei Conti, guidati da Maurizio Graffeo, commentano così: "Al di là delle vicende societarie, si assiste a una continua emorragia di denaro pubblico senza una fondata prospettiva di redditività".

In perdita risultano poi Lavoro Sicilia, Sicilia e Ricerca, Mercati agroalimentari, Parco scientifico, Società interporti, Ciem, Multiservizi, Sicilia e innovazione, Terme di Sciacca e Acireale, Mediterranea Holding. In rosso da tre anni l'Ast. Come si è cercato di fermare questo continuo flusso a perdere di denaro pubblico? Non certo tagliando i costi, dicono i magistrati, ma aumentando le tariffe urbane e "traslando così sugli utenti le difficoltà di bilancio".

In quattro anni si contano perdite per 100 milioni, con 22 società su 34 in deficit, oltre agli 1,1 miliardi spesi per mantenere i carrozzoni tra il 2009 e il 2012. Quasi tutti soldi andati per pagare il personale: l'inchiesta rivela tra l'altro che le società siciliane hanno la più alta incidenza di costi per stipendi sul totale rispetto alle altre spa regionali d'Italia.

L'inchiesta ha fatto i conti delle spese: nelle società regionali lavorano 7.300 persone, tutte assunte senza concorso e senza relazione con gli effettivi fabbisogni. Esclusa la Seus, la società che gestisce il 118, i dipendenti delle partecipate sono 3328, cioè un terzo di tutte le altre, dove lavorano in tutto 8.603 persone. In Sicilia sono 13 le società controllate al 100 per 100, cioè senza appeal sul mercato, contro le 9 del Lazio e le 4 della Lombardia.

Il regime di Bengodi della Regione Sicilia l'ha messa al riparo dall'austerity del resto del Paese: niente blocco delle assunzioni, come dovunque in Italia nel pubblico dal 2009, ma contratti atipici, poi sanzionati dal giudice: Multiservizi ha assunto 74 persone, il Parco scientifico e tecnologico ne ha assunte 20, le Terme di Sciacca 27, l'Ast 23. E a Lavoro Sicilia lo stipendio è cresciuto di 100 euro al mese. In tutto, i contribuenti hanno pagato 73 milioni di euro in quattro anni per consulenze.

E ancora, c'è il capitolo liquidazioni. I magistrati dicono che è stata liquidata solo la Hydra, mentre le 11 spa in liquidazione sono costate 500mila euro l'anno solo per gli organi societari; ci sono state poi operazioni di puro soccorso finanziario, contro i principi di razionalità economica "che vietano la ricapitalizzazione di spa in liquidazione", come dicono i magistrati nella loro analisi. Conclusa con queste parole: "Nella Regione vige uno stato di approssimazione e disorganizzazione consolidato e nessun contrasto della mala gestione".

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