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Morte di Concetta Cacciola, ora la Procura di Reggio Calabria indagherà per omicidio

La donna era morta nel 2011 dopo aver ingerito una grossa quantità di acido muriatico e si parlò di suicidio, ma la Corte di Palmi non ritiene chiuso il caso e rilancia

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Concetta Cacciola è morta il 20 agosto del 2011 a Rosarno, dopo aver ingerito una grossa quantità di acido muriatico. La donna era la moglie di Salvatore Figliuzzi, membro del clan della ‘ndragheta dei Bellocco, alleati proprio dei Cacciola nel controllo della zona di Gioia Tauro. Come riporta L'Unità, dopo un accordo tra le due famiglie Concetta si era sposata all'età di 13 anni e un anno dopo aveva partorito il primo figlio.

Nonostante le intimidazioni dei famigliari e dei membri della cosca, aveva poi deciso di collaborare con la giustizia dopo l'arresto del marito, avvenuto nel 2002 per associazione mafiosa. Dopo aver iniziato a parlare con i Carabinieri dell'organizzazione malavitosa, era entrata nel programma di protezione, che l'aveva portata a girovagare per diverse città del Paese. Era però tornata a Rosarno nel maggio del 2011, per rivedere i tre figli, due femmine e un maschio; il ritorno il città le è stato fatale, visto che tre mesi dopo ha perso la vita a causa dell'acido bevuto.

Dopo la sua morte, la prima ipotesi fu quella di suicidio. Durante la requisitoria l'accusa aveva chiesto 21 anni di condanna per i genitori, Michele e Anna Rosalba, oltre che per il fratello Giuseppe, rei di averla portata ad uccidersi dopo continue pressioni al fine di non farla collaborare. Sabato invece la Corte d'Assisi di Palmi ha condannato i tre per violenze e maltrattamenti, trasmettendo gli atti alla Procura e alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Finalmente infatti si comincia a parlare di omicidio, la Corte vuole infatti che il caso non si chiuda e che le indagini proseguano. Ora quindi si farà luce sull'omertà che Concetta aveva rotto e che inevitabilmente avrebbe infastidito parenti ed elementi del gruppo.