A BASTONATE

Parroco ucciso a Trapani, preso il killer

Arrestato un disoccupato con piccoli precedenti: non gli sarebbero piaciute alcune omelie

17 Apr 2013 - 19:49
 © Carabinieri

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E' stato arrestato il presunto assassino di don Michele Di Stefano, parroco di Ummari, una frazione di Trapani. Si tratta di un uomo di 32 anni, Antonio Incandela, con piccoli precedenti penali. Il sacerdote fu preso a bastonate nella canonica della chiesa il 26 febbraio. L'avrebbe ucciso, secondo gli investigatori, perché non gli piacevano le sue omelie.

Il killer ha ammesso l'omicidio dopo un interrogatorio durato tutta la notte e ha spiegato anche il movente. L'indagato, con precedenti per incendio, ha detto ai pm, coordinati dal procuratore di Trapani Marcello Viola, di non sopportare le omelie del sacerdote. Don Michele avrebbe abbondato in particolari sui 'misfatti' della piccola comunità, rendendo riconoscibili le identità delle persone a cui si riferiva.

"Non volevo ucciderlo" - Incandela, descrivendo le modalità dell'azione, ha messo a verbale di aver colpito l'anziano sacerdote al buio, mentre l'uomo dormiva, utilizzando il manico di una zappa. Stando sempre al suo racconto, avrebbe colpito il parroco tre o quattro volte, pensando però di sferrare i colpi sulle gambe e non sul capo. Dell'"errore" si sarebbe accolto solo quando ha acceso la luce. "Non volevo ucciderlo, volevo solo dargli una lezione punitiva", ha detto. E' accusato di l'omicidio pluriaggravato, oltre che di rapina e utilizzo illecito del bancomat della vittima.

Il killer tradito dal bancomat della vittima - A tradire Antonio Incandela è stato proprio l'uso del bancomat del parroco che, secondo la sua versione fornita agli inquirenti, ha rubato per simulare una rapina. La stessa notte del delitto lo scorso 26 febbraio, il presunto omicida ha effettuato un prelevamento di 250 euro presso un istituto di credito di Fulgatore. Alle 6 del mattino ha tentato un altro prelevamento a Trapani e l'indomani a Marsala. Ma questi ultimi due tentativi sono falliti.

Riconosciuto dalla madre - La svolta, come hanno sottolineato in conferenza stampa il procuratore Marcello Viola ed il sostituto Massimo Palmeri, è avvenuta quando la madre di Incandela ha denunciato ai carabinieri lo smarrimento di una carta postamat con la quale il giovane ha effettuato un prelevamento di 200 euro. Confrontando le immagini riprese dalle videocamere delle banche e della posta, anche se sono di cattiva qualità, gli inquirenti hanno notato delle somiglianze. Hanno fatto quindi vedere il filmato ripreso dalla telecamera di Poste italiane alla madre, che ha riconosciuto il figlio.

Gli inquirenti non credono al movente dell'omelia  - Sul movente i dubbi degli inquirenti sono tanti. L'uomo, che è in stato di fermo, ha detto di essersi accorto solo in un secondo momento di avere colpito la vittima alla testa e non alle gambe come pensava di avere fatto. E di avere rubato il portamonete col bancomat del sacerdote per simulare una rapina finita male. Una giustificazione pensata per alleggerire la sua posizione, secondo i magistrati, che sospettano che la reale intenzione di Incandela fosse, invece, proprio quella di derubare l'anziano prete. All'indagato i magistrati sono arrivati grazie all'intuizione degli investigatori e a un accurato lavoro del Ris. La madre di Incandela ha infatti denunciato, nelle scorse settimane, il furto della carta postamat.

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