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Sallusti, il Capo dello Stato commuta la pena
Il giornalista: "Detenzione è stata una violenza"

Il direttore de Il Giornale pagherà 15mila euro al posto della detenzione ancora da scontare

LaPresse

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che questa mattina ha ricevuto dal ministro della Giustizia, Paola Severino, la documentazione relativa alla domanda di grazia in favore di Alessandro Sallusti avanzata dall'avvocato Ignazio La Russa, ha firmato il decreto con cui è stata concessa al direttore de "Il Giornale" la commutazione della pena detentiva ancora da espiare nella pena pecuniaria di 15.532 euro.

"Ringrazio Napolitano e accetto la sanzione poiché deve essere un precedente da applicare a tutti i giornalisti", ha commentato Sallusti a Tgcom24. "Deve anche essere un monito alla magistratura e alla politica per riflettere su quanto accaduto", ha sottolineato, auspicando di poter tornare al giornale "già domani. Questa è la vittoria per far sìche il Paese si possa dotare di una legge più liberare. Mi auguro che ce la possa fare il prossimo Parlamento".

Sallusti: "Detenzione è stata una violenza"
"Ho vissuto questo mese di detenzione domiciliare come una violenza", ha detto il direttore de 'Il Giornale' tornato alla sua scrivania nella sede del quotidiano. "Accetto il provvedimento del Presidente della Repubblica, inusuale come, del resto, la sentenza che nel suo genere è unica, perché disponeva il carcere per un giornalista". "Sono emozionato, sono venuto a salutare i colleghi", aveva detto entrando in redazione.

La Procura aveva dato parere negativo
Poco prima la Procura generale di Milano aveva dato parere negativo (ma non vincolante) alla concessione della grazia, la cui domanda era stata presentata da Ignazio La Russa, deputato e avvocato difensore del direttore de Il Giornale. Sallusti aveva commentato su Twitter: "Non ho chiesto nulla, se il Presidente valuta la grazia è un segnale importante per tutti". Il giornalista, condannato al carcere, ha ottenuto, pur se non richiesti, gli arresti domiciliari a fine novembre, in base alla cosiddetta legge "svuota-carceri".