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Milano, ombre 'ndrangheta sull'anti MinettiIl pm: "Inquinate anche elezioni di Milano"

Indagato il padre della giovane Sara Giudice. L'uomo, ex consigliere comunale ed ex presidente di una società della Metropolitana milanese, avrebbe accettato 3-400 voti per la figlia alle comunali 2011 in cambio di promesse di appalti

10 Ott 2012 - 12:32
 © LaPresse

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I due ’ndranghetisti che avrebbero fornito voti all'assessore Domenico Zambetti, avrebbero appoggiato anche Sara Giudice alle comunali di Milano 2011. I due avrebbero stretto un accordo col padre Vincenzo, ex presidente di Metro Engineering srl, società della Metropolitana milanese. L'uomo è indagato per corruzione semplice perché i due gli si presentarono come legali di una cordata di imprenditori calabresi che chiedeva in cambio appalti.

Il pm: "Inquinate anche elezioni Milano"
Oltre alle regionali 2010 ci sarebbero state interferenze della 'ndrangheta anche nelle comunali di Milano 2011. Per il pm titolare dell'inchiesta, Giuseppe D'Amico, la 'ndrangheta avrebbe "inquinato" anche queste elezioni. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini ha parlato di "democrazia violata" e ha affermato che Zambetti considerava le cosche come "una holding", per recuperare i voti che gli erano necessari alle elezioni regionali del 2010.

In cambio di promesse di appalti 3-400 voti per la figlia
Vincenzo Giudice, ex consigliere comunale ed ex presidente di "Metro Engineering srl, una società della Metropolitana milanese con il Comune come socio di maggioranza - riporta il Corriere della Sera - avrebbe fatto accordi con le cosche per ottenere circa 300/400 voti per la figlia. Sara, della lista "Nuovo Polo per Milano", alla prima esperienza elettorale, e in rilievo sui media in quel periodo per la polemica contro Nicole Minetti, ottenne 1.000 preferenze.

Sara all'oscuro
La giovane Sara, che all'epoca raccolse 12mila firme per dire che la Minetti non poteva sedere in Consiglio regionale, tuttavia, sarebbe stata all'oscuro di questi fatti. La Giudice, del resto, non è indagata.

Gli 'ndranghetisti si presentarono sotto falso nome
Tuttavia, rispetto al caso Zambetti, c'è da fare un distinguo. All'epoca in cui era presidente della "Metro Engeneering spa", Giudice non conosceva l'identità reale dell'ambasciatore 'ndranghetista che gli fece visita con falso nome. Inoltre, non avrebbe comprato i voti versando denaro, ma soltanto promesso una generica disponibilità a far entrare le imprese dei calabresi negli appalti della metrotranvia di Cosenza che verrà realizzata da Metro Engineering. Per questo, conclude il Corriere, non è stato arrestato ed è indagato per corruzione semplice.

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