Due di loro avrebbero anche rubato un milione di euro dal caveau dell'ospedale
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La guardia di finanza di Milano ha arrestato tre dipendenti della security del San Raffaele. Nel 2006 avrebbero tentato una estorsione ai danni di Andrea Lomazzi, imprenditore titolare di un campo sportivo vicino alla sede della fondazione. Secondo gli investigatori, il campo sportivo venne bruciato su ordine di Don Verzè per permettere al San Raffele di rientrare in possesso di alcuni terreni sui quali costruire.
Due fra i tre arrestati della security sono accusati anche di un furto da un milione di euro in contanti, che risalirebbe al 13 luglio 2011, poco prima del suicidio di Mario Cal, che all'epoca era braccio destro di don Verzé. Quei soldi sarebbero stati sottratti dal caveau dell'ospedale.
Un incendio a scopo estorsivo
L'inchiesta che ha portato all'arresto dei tre è stata condotta dalla Procura di Milano e le accuse per loro sono, a vario titolo, di incendio, etorsione e furto. A uno, in particolare, viene contestato di aver provocato nel 2006 l'incendio del campo sportivo confinante con il San Raffaele. L'area in questione era stata presa in affitto da Andrea Lomazzi, amministratore della Olympia Srl, società che gestiva gli impianti sportivi polifunzionali situati su quel terreno. Si tratta di un complesso che sorgeva su un terreno che l'allora presidente dell'istituto di ricovero e cura voleva acquisire, ma che uno dei proprietari dell'area non voleva cedere. Per questo gli inquirenti hanno accertato che venne organizzato anche un altro incendio a scopo estorsivo.
Don Verzè chiese aiuto a Pollari
Per recuperare in anticipo la disponibilità di quei terreni vicini all'ospedale, occupati dal centro sportivo, don Verzé chiese al generale Niccolò Pollari, quando era direttore del Sismi, un suo intervento per far scattare verifiche fiscali ad hoc "al solo fine di scoraggiare le attività" della società che gestiva lo stesso centro. Il particolare si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. Per quanto è stato possibile accertare Pollari fece però cadere la richiesta di Don Verzé, che quindi non ebbe alcun seguito.
Atti violenti per riavere quei terreni
Ma ci furono anche atti di vera violenza contro l'amministratore della società che aveva in affitto quell'area. Sempre secondo quanto dice l'ordinanza i "ripetuti atti di violenza" si sono protratti nel corso di diversi anni. Per ottenere la disponibilità dell'area presa in affitto da Lomazzi, secondo la ricostruzione degli inquirenti tra settembre e ottobre del 2003 un campo di calcio è stato ricoperto di catrame. Il 10 aprile dell'anno successivo è stato incendiato il centro sportivo di via Olgettina "con integrale distruzione dell'immobile adibito a spogliatoi", mentre il 30 maggio del 2006 nello stesso centro era stato appiccato il fuoco disintegrando gli uffici e distruggendo parte della soletta degli spogliatoi, parte del struttura esterna (pallone di copertura) e parte del quadro elettrico e del manto erboso. Per l'accusa, negli anni a seguire, fino al 2010, quando venne "anticipatamente rilasciata l'area alla fondazione", sarebbero stati compiuti "ulteriori atti di sabotaggio, come l'interruzione della corrente elettrica, con cadenza settimanale a partire dal 2007".
Il gip: in ospedale c'è chi ruba ancora
Al San Raffaele "c'è ancora chi lavora con attitudine predatoria, si impossessa di beni di sottobosco e ruba dove può rubare". Così scrive ancora il gip nell'ordinanza di custodia cautelare. Il riferimento è, in particolare, al responsabile della vigilanza all'interno dell'ospedale, a cui vengono contestati "abusi di estrema gravità". L'uomo, che continuava a lavorare al San Raffaele prima dell'arresto, si sarebbe appropriato di una Mercedes in uso a Mario Cal, intestata alla Fondazione che l'aveva pagata nel 2005 106mila euro ed è stata rilevata dall'uomo della Security per 17mila euro nel novembre 2011.
La storia, scrive il gip, "è una via di mezzo tra romanzo d'appendice e racconto dell'assurdo". Cal voleva vendere l'auto e la consegna al concessionario da cui l'aveva acquistata in conto vendita. Il concessionario non riesce a venderla, se non a un prezzo molto contenuto (riceve un'offerta per 17mila euro che Cal rifiuta). Nel frattempo Cal muore e interviene l'arrestato che comunica al concessionario di voler comprare lui la Mercedes.
Così "il concessionario s'intesta l'auto dalla Fondazione" che Cirillo fa intestare alla sua compagna ma fa comprare con i soldi di un'altra donna che ai finanzieri racconta di avergli voluto "fare un regalo". "Al di là degli aspetti tra il comico e il grottesco - dice il gip - la sostanza della storia è che in pendenza di una procedura concorsuale c'è ancora chi lavora al San Raffaele con attitudine predatoria, si impossessa di beni di sottobosco e ruba dove può rubare".