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Cent'anni fa il furto più celebre
Un imbianchino italiano rubò la Gioconda

Il dipinto venne ritrovato solo 3 anni dopo

Dal Web

Cento anni fa il primo furto di un dipinto da un museo veniva effettuato da un italiano, Vincenzo Peruggia, che rubò la Gioconda di Leonardo da Vinci dal Louvre.

Era la notte del 20 agosto 1911. Da allora il capolavoro di Leonardo si trasformò in una vera e propria leggenda, anche perché venne recuperato solo tre anni dopo.

Vincenzo Peruggia, decoratore e imbianchino, era originario di Dumenza, un paese del nord della provincia di Varese. Emigrò in Francia giovanissimo, dove ebbe l'occasione di lavorare anche al Louvre e partecipare ai lavori per la sistemazione della teca di vetro dove era custodito il dipinto, allora nel Salon Carrè. Conosceva quindi benissimo il luogo e le abitudini del personale del museo. E rubare la Gioconda e portarla in Italia, per lui, fu un gioco da ragazzi.

Come avvenne il furto
Quella domenica notte precedeva il canonico giorno di chiusura del Louvre e l'imbianchino Peruggia dormiva sereno nel ripostiglio in attesa che arrivassero le sette del mattino quando, allentatasi la sorveglianza, tolse con facilità il dipinto dalla cornice e se lo infilò sotto il cappotto. Era stato lui stesso a inserirlo nella teca tempo prima e sapeva come agire. Poi con tutta calma si diresse verso l'uscita e chiese aiuto ad un idraulico perché gli aprisse il portone. In un baleno fu così su Rue de Rivoli e poco dopo in un comodo taxi. Erano le 8,30 del mattino. Le uniche misure di sicurezza allora consistevano nell'addestramento delle guardie al judo. E il furto dal Louvre rappresentava un'assoluta novità. Le ricerche, infatti, furono lente e condotte con difficoltà.

Peruggia voleva la Gioconda in Italia 
Perruggia tenne con sè il dipinto per quasi due anni e mezzo, cercando poi di rivenderlo all'antiquario fiorentino Alfredo Geri. Ma proprio in quell'occasione fu arrestato. l ladro sostenne sempre di aver rubato il quadro di Leonardo solo per restituirlo al suo Paese. Anzi, "per restituire il frutto dei saccheggi napoleonici", arrivò a dire Peruggia. Ma l'imbianchino italiano non sapeva che la Gioconda è da sempre, e a pieno diritto, francese, essendo stata venduta per 4mila ducati a Francesco I dallo stesso Leonardo Da Vinci.

Sospettati Apollinaire e Picasso
Il primo sospettato fu il poeta francese Guillaume Apollinaire: avevadichiarato, infatti, di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per fare posto all'arte nuova. Così fu condotto in prigione. In realtà, il suo arresto aveva come unica prova la testimonianza, falsa, dell'amante Honorè Ge'ri Pieret, che lo accusò di aver ricettato statuette antiche rubate dal museo. Venne interrogato anche Pablo Picasso ma anche lui fu poi rilasciato. Ad un certo punto si ventilò l'ipotesi che si trattasse di un furto di Stato ad opera dell'Impero tedesco, nemico della Francia. Man mano, però, che il tempo passava la speranza andava scemando. Dopo qualche tempo, per sostituire la Gioconda fu scelto il Ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello. 

L'arresto del ladro
A Firenze l'antiquario Alfredo Geri ricevette una strana lettera firmata "Leonardo" in cui vi era scritto: 'Il quadro è nelle mie mani, appartiene all'italia perché Leonardo è italiano". La missiva era accompagnata poi dalla richiesta di 500.000 lire in cambio dell'opera. Fu così che, incuriosito, Geri fissò un appuntamento nella sua stanza dell'Hotel Tripoli, accompagnato dal direttore degli Uffizi Giovanni Poggi. Era l'11 dicembre 1913. I due si accorsero che l'opera era originale e se la fecero consegnare per "verificarne l'autenticita'". Nell'attesa il Peruggia se ne andò a serenamente a zonzo, ma poco dopo venne pizzicato e arrestato. Processato, fu definito "mentalmente minorato" e venne condannato a un anno e quindici giorni di prigione, poi ridotti a sette mesi e quindici giorni. La sua difesa si basò sul patriottismo e suscitò anche qualche simpatia. Si parlò persino di "peruggismo".

La Gioconda venne esposta agli Uffizi e a Roma
Approfittando del clima amichevole che allora regnava nei rapporti tra Italia e Francia, il dipinto ormai ritrovato venne esibito in tutta la penisola: prima agli Uffizi di Firenze, poi all'ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese. La Gioconda arrivò in Francia a Modane, su un vagone speciale delle Ferrovie italiane, accolta in pompa magna dalle autorità d'oltralpe, per poi giungere a Parigi dove, nel Salon Carré, l'attendevano il Presidente della Repubblica francese, Raymond Poincaré, e tutto il Governo.

Comitato rientro Gioconda a Firenze nel 2013: "Scuse alla Francia"

Queste le scuse di Silvano Vinceti, promotore del Comitato per il rientro della Gioconda nel 2013 a Firenze e responsabile della ricerca dei resti mortali della Lisa Gherardini nel convento di Sant'Orsola: "A nome del Comitato che rappresento colgo l'occasione per chiedere scusa dell'accaduto. Un gesto che credo possa essere condiviso dalla maggioranza degli italiani". Vinceti si scusa, ma allo stesso tempo difende l'intento nobile del ladro. "Le intenzioni che mossero il Peruggia nel furto della Gioconda furono nobili anche se si fondavano su una ignoranza storica, tanto che ancora oggi molti italiani pensano che la Gioconda sia stata rubata da Napoleone", commenta Vinceti. "Sono convinto", precisa Vinceti, "che i francesi sapranno ancora oggi comprendere le ragioni che mossero il Peruggia. Proprio loro, che hanno ben radicato un forte sentimento per la propria nazione, la propria storia e la propria cultura, possono cogliere questo anniversario per dare, per cosi' dire, una parziale assoluzione all'atto criminoso compiuto da questo italiano poco istruito e che aveva tentato la fortuna sul suolo francese".