Pm: "Corruzione sistemica"

Appalti truccati nella sanità per 130 milioni, 10 indagati a Palermo

Sono state notificate misure cautelari che vanno dagli arresti domiciliari agli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, dagli obblighi di dimora ai provvedimenti interdittivi

13 Giu 2025 - 13:20

La gestione degli appalti nella sanità siciliana sarebbe stata in mano a un comitato d'affari criminale composto da dirigenti pubblici, lobbisti, imprenditori del settore di livello nazionale e loro collaboratori legati da contiguità con esponenti politici. È quanto scoperto dalla Procura di Palermo che ha ottenuto dal gip misure cautelari per dieci indagati. Nella richiesta i magistrati, che ipotizzano turbative d'asta di gare per 130 milioni, parlano di una sanità "affetta da una corruzione sistemica".

L'inchiesta

 L'inchiesta, che è l'ultimo capitolo di una maxi indagine degli anni scorsi sugli appalti truccati nella sanità portata avanti dai pm coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia, è stata condotta dalle fiamme gialle del comando provinciale Palermo che hanno dato esecuzione a un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali dopo gli interrogatori preventivi, ora previsti per legge, disposti dal gip nei confronti degli indagati accusati, a vario titolo, di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Agli indagati sono state notificate misure cautelari che vanno dagli arresti domiciliari agli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, dagli obblighi di dimora ai provvedimenti interdittivi.

Il sistema

 Per avvantaggiare le imprese amiche i pubblici funzionari coinvolti avrebbero anticipato ai loro referenti documentazione riservata relativa a gare ancora da bandire, avrebbero costruito capitolati su misura sulla base delle indicazioni ricevute dagli interlocutori arrivando ad annullare i bandi non graditi alle stesse imprese. L'inchiesta ha anche svelato manovre volte a condizionare la formazione delle commissioni aggiudicatrici, inserendo componenti ritenuti "affidabili". In cambio di ciò, ai pubblici ufficiali sarebbero state date o promesse tangenti collegate al valore delle commesse e, talvolta, mascherate da accordi di consulenza, o sarebbero stati garantiti loro favori come assunzioni di familiari.

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