La sentenza riguarda il caso di un cittadino abruzzese, che aveva apostrofato così il"primo cittadino di un Comune dell'Aquilano
di Eleonora Rossi CastelliIn democrazia, si sa, la libertà di espressione è tutelata. E dare del "Cetto La Qualunque" a un sindaco non costituisce reato. A stabilirlo è la Corte di Cassazione. La sentenza riguarda il caso di un cittadino abruzzese - ora assolto - accusato di diffamazione. La sua colpa? Aver definito in una mail il sindaco di un Comune nell'Aquilano "Cetto La Qualunque" per criticare la sua gestione inadeguata dell'emergenza al tempo del Covid.
Il personaggio di Antonio Albanese, spiega l'Alta corte, è un simbolo, una denuncia "attraverso il paradosso e il sarcasmo della degenerazione di un certo sistema politico, caricatura estrema dell'amministratore pubblico clientelare e mediocre". Dunque, spiega la sentenza, in quella mail l'imputato faceva esercizio di legittima critica politica citando una figura notoriamente grottesca. E il reato non c'è.