svolta nelle indagini

Terrorismo, uno dei jihadisti comaschi coinvolto nel caso Pozzobon

Di Fabrizio Pozzobon non si sa più nulla dal 2016 dalla Siria. Adesso spunta il 23enne Saged, ricercato all'estero: sarebbe stato "utilizzato da interprete nelle conversazioni" tra l'italiano e i suoi "rapitori"

27 Gen 2018 - 13:32
 © polizia

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Saged Sayed Fayek Shebl Ahmed, il 23enne foreign fighter di origini egiziane e latitante, destinatario di una ordinanza di custodia cautelare per terrorismo internazionale è stato "utilizzato da interprete nelle conversazioni" tra Fabrizio Pozzobon, l'idraulico veneto ed ex consigliere leghista sparito dopo essere partito per la Siria e i suoi "rapitori", i miliziani di Assad. Lo si legge nel provvedimento del gip che, citando la vicenda, ha voluto attestare "l'inserimento di Saged nel circuito terroristico internazionale, essendo egli conosciuto e fidato, tanto da fungere da interprete" nel caso dell'artigiano scomparso.

Secondo la ricostruzione del giudice, Saged e il padre di 53 anni sarebbero coinvolti anche nella vicenda di Pozzobon, sfiorata dalle indagini del pm Enrico Pavone e del responsabile dell'antiterrorismo milanese Alberto Nobili. All'inizio dell'inchiesta è stato proprio il padre a raccontare agli investigatori della Digos di Como che il primogenito gli aveva comunicato di essere stato utilizzato come interprete nel rapimento dell'italiano.

Pozzobon, in base a quanto raccontato dal ragazzo al padre e trascritto nell'ordinanza del gip De Marchi, nel mese di dicembre 2016 avrebbe raggiunto la Siria "con l'intento di arruolarsi nelle truppe jihadiste ribelli al regime di Bashar Al Assad" ma "i miliziani lo avrebbero rintracciato in un villaggio ubicato in una zona non meglio definitiva della Siria, posta al confine con la Turchia, e trattenuto contro la sua volontà dopo averlo condotto in un luogo montuoso non meglio definito, perché ritenuto una spia e, comunque, per poterlo eventualmente utilizzare nella mediazione di scambio di prigionieri con le truppe governative siriane o per chiedere un riscatto alle autorità italiane".