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Morto dopo un Tso, le analisi confermano: cʼè stata ipossia

Secondo gli esami istologici compiuti dopo lʼautopsia, la compressione al collo praticata dai vigili urbani di Torino è stata indirettamente la causa del decesso di Andrea Soldi

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Andrea Soldi, il torinese 45enne malato di schizofrenia morto il 5 agosto durante un ricovero forzato non aveva patologie cardiache. Il decesso, secondo le analisi istologiche, è avvenuto perché la forte "compressione al collo" praticata dai vigili urbani per costringerlo a salire sull'ambulanza ha originato una "ipossia", cioè una grave carenza di ossigeno.

L'ipossia, a sua volta, secondo gli investigatori coordinati dal pm Raffaele Guariniello ha causato una "anemia cerebrale acuta", la perdita di coscienza e un "danno cardiaco secondario". In ambulanza, con il paziente ammanettato e tenuto a pancia in giù, non è stato eseguito alcun intervento di rianimazione. Restano quindi indagati per omicidio colposo tre agenti della polizia municipale e lo psichiatra che, nella piazzetta di Torino in cui si trovava Andrea, aveva autorizzato il trattamento sanitario obbligatorio.

I consulenti medici delle difese, invece, hanno avanzato un'ipotesi alternativa: quella della forte scarica di adrenalina. Non ci sarebbe stato nessun soffocamento e nessun strangolamento, e la morte sarebbe stata "aritmica", causata da un "eccesso di iperincrezione". Insomma, uno spavento eccessivo.

"A me - replica l'avvocato della famiglia, Giovanni Maria Soldi - sembra improbabile. I segni della compressione del collo ci sono e sono evidenti: quell'intervento è stato troppo invasivo ed è stato protratto troppo a lungo. In ogni caso, adrenalina o no, cambia poco. Un soggetto schizofrenico è più esposto a certi pericoli e deve essere gestito secondo modalità specifiche. Non si poteva procedere in quel modo".

Guariniello ha acquisito il protocollo che dal 2008 fornisce agli agenti della polizia municipale le indicazioni da seguire in caso di "accompagnamento coattivo in ospedale". I vigili devono "cercare di essere accondiscendenti e concilianti - si legge - evitando di parlare ad alta voce e di usare modi bruschi". Tentando "per quanto possibile" di instaurare "un buon dialogo con il soggetto". La forza si deve usare solo come ultima risorsa, in caso di manifesta pericolosità, e solo per il tempo necessario a somministrare un sedativo.