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Tribunale di Milano sequestra 1,7 milioni di euro a Fabrizio Corona

Lʼavvocato: "Pagherà tutte le tasse sulle somme sequestrate"

La sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano ha sequestrato 1,7 milioni di euro a Fabrizio Corona.

I contanti sono stati trovati nel controsoffitto di un immobile nella disponibilità di una persona ritenuta l'amministratore di fatto di una società dell'ex re dei paparazzi. Nel provvedimento si farebbe riferimento anche alla "pericolosità sociale" di Corona. Il sequestro riguarderebbe presunti soldi in nero dell'ex fotografo dei vip.

Il denaro sequestrato a Fabrizio Corona sarebbe stato relativo a compensi ricevuti da quando è stato scarcerato. Per discutere della vicenda è stata fissata un'udienza il 21 gennaio. 

Il milione e 700mila euro sequestrati dal Tribunale di Milano sono "somme riconducibili all'attività svolta dalla società Atena Srl e, per essa, dal Signor Fabrizio Corona". Lo ha dichiarato il difensore dell'ex fotografo dei vip, l'avvocato Ivano Chiesa.

"Essendo somme maturate negli ultimi due mesi dell'anno 2015 e nel corso dell'anno 2016, è ancora possibile sottoporre le stesse a tassazione - ha precisato il legale - in quanto i relativi termini di versamento delle imposte sono ancora aperti (le tasse sui redditi 2016 si pagano nel 2017). Il legale ha anche precisato, dunque, che Corona pagherà le tasse relative alle somme sequestrate e che "tale intendimento" è già stato manifestato "all'Autorità Giudiziaria che dunque ne è perfettamente a conoscenza". "Il sequestro - ha dichiarato ancora il difensore - è conseguenziale in attesa della regolarizzazione della posizione".  

Quanto alla pericolosità sociale del suo assistito ha invece detto: "Ho già avuto modo di esprimermi più volte in passato, affermando la totale insussistenza della stessa per ragioni comprensibili a tutti. Tale giudizio non viene in alcun modo scalfito o modificato dal sequestro in questione".

Quest'ultima vicenda rischia di complicare la situazione di Corona, a pochi giorni per giunta dalla decisione del gip di Milano Ambrogio Moccia, che aveva permesso all'ex fotografo dei vip di continuare a scontare il cumulo di pene residuo (poco più di cinque anni) in affidamento in prova ai servizi sociali.