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Tangenti Sesto, Filippo Penati assolto da tutte le accuse: "Il fatto non sussiste"

Applausi in aula al momento della lettura della sentenza. Assolti anche gli altri 10 imputati. Lʼex presidente della Provincia di Milano: "Si è messa fine a unʼingiustizia". Bersani: "Mai dubitato di lui"

filippo penati
ansa

Filippo Penati e gli altri dieci imputati, tra cui una società, sono stati assolti dai giudici di Monza nel processo per il cosiddetto "sistema Sesto".

Le accuse erano, a vario titolo, corruzione e finanziamento illecito dei partiti. Applausi in aula al momento della lettura della sentenza. "Si è messa fine ad un'ingiustizia durata quattro anni e mezzo", ha commentato l'ex presidente della Provincia di Milano.

Tangenti Sesto, Filippo Penati assolto da tutte le accuse: "Il fatto non sussiste"


Per Penati

il pm Franca Macchia aveva chiesto una condanna a quattro anni

. "Esce pulita la mia immagine di amministratore ed è stata restituita la mia onorabilità", ha dichiarato l'ex sindaco di Sesto San Giovanni, dicendosi "stupito e amareggiato" per una richiesta della Procura "preconfezionata oltre che esagerata".

Bersani: "Mai dubitato di Penati"

- Pier Luigi Bersani ha commentato così via Twitter la conclusione del processo: "Assolto Penati. Io non ho mai dubitato. Ma quanto sono lunghi quattro anni?".

"Assolti perché il fatto non sussiste"

- Gli undici imputati, compresi Penati e la società Codelfa, sono stati assolti perché il fatto non sussiste o non costituisce reato, sia con formula piena sia con la vecchia formula dubitativa.

La prescrizione per i reati commessi fino all'autunno 2006 è intervenuta tempo fa per via della cosiddetta Legge Severino. Così i giudici, oltre a Penati, hanno assolto

Bruno Binasco

, ex manager del gruppo Gavio, l'architetto

Renato Sarno

, l'ex capo di gabinetto della Provincia di Milano

Giordano Vimercati

, l'ex segretario generale di Palazzo Isimbardi

Antonino Princiotta

, gli imprenditori

Giuseppe Pasini

e

Piero Di Caterina

, l'ex Ad di Milano Serravalle

Massimo Di Marco

e il manager della stessa società

Gianlorenzo De Vincenzi

. Per loro la Procura aveva chiesto

pene varianti da due anni e mezzo a un anno e quattro mesi

e la confisca di 14 milioni di euro alla società Codelfa.