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Milano, la bambina da sette mesi senza nome: un giudice per deciderlo

"Lior", di origine ebraica, per lʼanagrafe non consente di capire se è maschio o femmina. I genitori a giudizio per giustificare la scelta.

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tgcom24

Quand'è nata, sette mesi fa, i genitori le hanno imposto il nome ebraico Lior, che in italiano significa "mia luce". Un tributo alla tradizione religiosa di famiglia. Ma il funzionario dell'anagrafe del comune di Milano ha detto no. Per l'impiegato, non consente di capire se si tratta di una femmina o un maschio. A giorni, il verdetto del "giudizio di rettificazione".

"Disposti ad arrivare in Cassazione" - I genitori hanno prima ricevuto un avvertimento verbale ma, visto che erano irremovibili, è partito il sunnominato "processo" in cui i genitori devono giustificare l'"anomalia". Così, mamma e papà sono stati convocati dal giudice tutelare e hanno continuato a difendere la propria scelta dicendo al proprio avvocato, Claudia Shammah: "Siamo disposti ad arrivare fino alla Cassazione".

In Israele è un nome femminile - Ai genitori, durante l'udienza, il magistrato ha suggerito il nome assonante "Laura" ricordando loro che una scelta "troppo poco comune" potrebbe pregiudicare il futuro della piccola.

Il loro difensore Shammah ha detto a "la Repubblica": "Abbiamo prodotto anche un parere della comunità ebraica milanese, in cui è certificato come in Israele sia ampiamente riconosciuto Lior come nome diffuso esclusivamente tra le donne". Il legale della coppia ha aggiunto: "Sono sicura che il giudice accetterà le nostre ragioni. Il tema è molto delicato, soprattutto perché in Israele i nomi dei nascituri vengono scelti in base a una sorta di rito e a una storia, spesso familiare". Il giudizio si conoscerà tra qualche giorno.