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Vatileaks prosegue: respinta l'eccezione di nullità di Fittipaldi

Lʼavvocato Bongiorno annuncia che Francesca Chaouqui "sta valutando di astenersi dalla partecipazione al procedimento in Vaticano, invocando il suo ʼstatusʼ di rifugiata nel territorio italiano"

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Si è aperto il processo "Vatileaks 2" in Vaticano.

Un'udienza riservata alle sole questioni preliminari nel corso della quale uno dei due giornalisti imputati, Emiliano Fittipaldi, chiamato in causa dal Vaticano insieme a Gianluigi Nuzzi, ha chiesto la nullità del capo d'imputazione e del decreto di citazione a giudizio per l'indeterminatezza nelle contestazioni e per "l'impossibilità di difendersi". Eccezione però respinta.

La Corte presieduta da Giuseppe Dalla Torre ha quindi e senza indugio indicato la tabella di marcia del processo, con i tempi serrati che gli si vogliono imporre: udienze giornaliere a partire da lunedì 30, con gli interrogatori dapprima a mons.

Lucio Vallejo Balda

e a

Francesca Immacolata Chaouqui

, poi a

Nicola Maio

, e quindi agli altri due imputati, appunto i giornalisti Fittipaldi e Nuzzi.

In serata, però l'avvocato

Giulia Bongiorno

, ha annunciato che la sua assistita Francesca Chaouqui "sta valutando di astenersi dalla partecipazione al procedimento in Vaticano, invocando il suo 'status' di rifugiata nel territorio italiano ai sensi dell'art. 22 del Trattato del 1929 con la Santa Sede, essendo peraltro incolpata di reati politici". La stessa Bongiorno ha riferito che la Chaouqui ha presentato denuncia querela contro mons. Vallejo Balda in relazione a "a una serie di fantasiose calunnie" contenute nel fascicolo processuale.

I cinque imputati erano tutti in aula stamane nell'aula del tribunale vaticano per la prima udienza del processo: Fittipaldi, che ha letto una sua memoria difensiva in aula, esprimendo la sua "incredulità nel trovarmi ad essere imputato di fronte ad una autorità giudiziaria diversa da quella del mio Paese, pur avendo scritto e pubblicato in Italia il libro per il quale di pretende qui di incriminarmi". In Italia, inoltre, "la condotta che qui mi addebitate non sarebbe penalmente perseguibile, non essendomi contestato in alcun modo di aver pubblicato notizie false e diffamatorie, ma semplicemente di aver pubblicato notizie".

La Corte ha quindi respinto l'istanza difensiva, sottolineando che "per quanto succintamente, gli elementi d'accusa sono delineati nel decreto di citazione". Rigettata anche la richiesta dei termini a difesa dell'avv. Bellardini. Il processo va avanti. Si riprende lunedì.