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Scuola, storie di precari ora di ruolo tra fortuna e sfortuna nellʼincarico

Cʼè la docente che andrà a insegnare a 60 chilometri da casa e quella che è stata assegnata alla città che aveva indicato come ultimissima nella lista delle preferenze

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C'è la fortunata, che ha quasi vinto la "lotteria" dei posti di ruolo ed è stata assunta a "solo" 60 chilometri da casa; e c'è la sfortunata, che vive a Pesaro e aveva indicato Trapani come 91esima scelta, ultima dopo altre 90 scuole più vicine a casa sua: ovviamente ha avuto il posto a Trapani. Storie di insegnanti che dopo la "lunga notte" in attesa delle assegnazioni ora possono tirare un sospiro di sollievo o devono cominciare a fare le valigie.

La fortunata, di ruolo vicino a casa - A M.R., 38enne di Alessandria, tutto sommato è andata abbastanza bene: andrà a insegnare ad Asti. Dovrà farsi una sessantina di chilometri ogni mattina, ma non si lamenta: "A mezzanotte e un quarto mi sono collegata col batticuore. La prima reazione è stata di gioia: non resto a casa, ma poteva andare peggio". Insegnante di sostegno nella secondaria di primo grado, M.R. ha l'abilitazione anche per altre classi di concorso: musica e storia e filosofia. Sposata, con due figli piccoli, era precaria da 10 anni. "Ho cominciato ad Alessandria - racconta -, poi mi sono sposata e mi sono trasferita a Catanzaro. Da un paio di anni ci siamo spostati a Novi Ligure. Dovrò comunque ripensare la mia organizzazione familiare. L'asilo per i bambini, valutare come muovermi: macchina o treno? Ma sono disagi sopportabili".

La sfortunata, andrà dove non voleva - Vanessa Scarano, 31enne di Pesaro, aveva indicato Trapani solo come 91esima scelta nella domanda inviata al ministero. E invece ha avuto il posto di ruolo proprio lì. In Sicilia ci andrà solo tra un anno, poiché nel 2015/2016 ha una supplenza annuale nel liceo musicale di Ancona.

"Quando ho fatto la domanda - dice - ho messo in conto che avrei accettato. Ho fatto tanti sacrifici e non posso rinunciare". Ma la delusione e la rabbia ci sono: "Avevo indicato come prima scelta ovviamente Pesaro e poi scelto destinazioni in base alla comodità del viaggio, anche costa adriatica e sedi più a Nord. Speravo in Massa Carrara o anche Frosinone, ma in Sicilia non me l'aspettavo proprio. E' stata una batosta".

Niente figli (racconta di aver rinviato la maternità anche per la precarietà del lavoro) ha un compagno con un lavoro fisso a Pesaro senza possibilità di trasferimento. "In Sicilia dovrò cercare un alloggio, e ogni volta tornare a Pesaro sarà un costo non da poco. Chissà poi dove sarà la scuola media a me destinata: in centro, in periferia, facile o difficile da raggiungere?". E poi, dice, "io sono musicista, primo clarinetto nell'orchestra sinfonica Rossini di Pesaro, e rischio di perdere tutto, di dover rinunciare a una fetta importante della mia vita". Certo, un domani potrà sempre chiedere il trasferimento, ma con scarse possibilità di successo: "Per l'insegnamento della musica nelle Marche ci sono poche scuole e pochi posti liberi".

La diaspora dei sardi - In Sardegna solo i più fortunati hanno ottenuto una cattedra a Sassari o a Nuoro. Per gli altri, tanti altri, le destinazioni sono soprattutto Torino, Verona, Brescia, Arezzo, Lodi, Varese, Milano, Treviso, Bergamo, Modena, Reggio Emilia. E qualcuno ha già deciso di rinunciare: "Sarò costretto a farlo - spiega Marcello Palimodde, docente precario di 50 anni - perché per motivi personali non posso allontanarmi dalla famiglia. L'unica soluzione potrebbe essere quella di convincere mia moglie a prendere un anno di aspettativa dal suo lavoro per stare con me in un'altra sede. Ma sarebbe un rimedio per dodici mesi. E poi? Insomma: per forza uno dei due dovrebbe essere disoccupato. Non mi spaventa stare fuori dalla Sardegna, l'ho già fatto. Ma a queste condizioni è impossibile".

A 62 anni chiamata da Taranto ad Ascoli Piceno per una materia mai insegnata - A un passo dalla pensione, a 62 anni, andrà a insegnare a 500 chilometri da casa una materia per la quale è abilitata, ma che ha insegnato soltanto per due settimane nel corso della sua decennale carriera scolastica. E' la storia al limite del paradosso denunciata da Elena La Gioia, presidente del Comitati insegnanti precari nazionale, rilasciata ai microfoni di inBlu Radio: "Il discorso della lontananza non è un problema ma vi dico solo che la collega ha 62 anni e insegnerà una materia che nell'arco della sua lunga carriera ha insegnato solo per due settimane. Quindi a 62 anni, ad un passo dalla pensione, va a prendere un ruolo altrove, viene sradicata e va a insegnare una materia che dovrà rimettersi a studiare, perché è ovvio che dopo tanti anni qualcosa sarà cambiato". La Gioia sottolinea che questo caso emblematico non è un'eccezione: "La gran parte dei precari che nella notte ha saputo di avere il ruolo in un'altra realtà ha una storia simile a questa".