FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Embrioni scambiati, la Procura di Roma archivia il caso: "Nessun reato"

A causa del vuoto normativo, la battaglia legale delle coppie coinvolte si sposta al Tribunale civile. LʼOspedale Pertini quindi rischia solo sanzioni amministrative per le lacune organizzative rilevate dal Nas

fecondazione assistita analisi laboratorio procreazione vitro microscopio
ansa

A causa del vuoto normativo la Procura è costretta ad archiviare il caso sullo scambio di embrioni all'Ospedale Pertini di Roma. Non ci sono quindi né ipotesi di reato né indagati. La battaglia delle coppie coinvolte ora si dovrà combattere al Tribunale civile: il nosocomio rischia soltanto delle sanzioni amministrative a causa delle lacune organizzative al Centro di Infertilità rilevate dal Nas. Nulla di più.

Come scrive il Messaggero "sembra essere caduta anche l'ipotesi dell'esercizio abusivo del centro, che ha solo un'autorizzazione provvisoria, come previsto dalla legge". L'unica possibilità di giustizia da parte dei genitori è ora il Tribunale civile.

Disorganizzazione nel reparto - Dopo che le aspiranti mamme sono state sentite dai pm, fatta eccezione della donna rimasta incinta dei due gemelli, al fine di non caricarla di stress, è stata ascoltata anche la biologa che avrebbe scambiato le provette. Lei dice di non ricordare "anomalie". Anche se, per gli investigatori, sembra strano che dopo il primo impianto sulla donna "sbagliata", che ora aspetta i due gemelli, per via dei cognomi simili, l'equipe non si sia resa conto sulla seconda aspirante mamma, che la provetta aveva un nome diverso.

La coppia che ha denunciato il caso - "Abbiamo vissuto col terrore che quei gemelli fossero i miei". Lo afferma la coppia, che ha denunciato le anomalie dell'ospedale alla procura, ma che dopo i test del Dna ha scoperto di non essere la coppia di genitori biologici. La donna infatti il 4 dicembre era stata chiamata in sala per l'operazione e poi era stata fatta riaccomodare fuori, per uno sbaglio. Era il turno di un'altra signora, e anche quel giorno "la signora aveva un cognome simile".