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Sospetto foreign fighter fermato dagli agenti della Digos a Ravenna

Il 27enne tunisino su Facebook scriveva: "Se combattere in nome Dio è terrorismo, sono terrorista"

Louati Noussair foreign fighter ravenna
ansa

La Digos ha bloccato Ravenna uno straniero fortemente indiziato di essere un "foreign fighter".

L'uomo, il tunisino 27enne Louati Noussair, residente a Ravenna, era controllato da tempo. Sarebbe dovuto partire per la Germania, per poi raggiungere il Medio Oriente. Il giovane era stato arrestato il 18 febbraio scorso dai carabinieri di Marina di Ravenna con tre grammi di eroina.

L'indagine su di lui era partita a febbraio da parte delle Digos di Bologna e Ravenna, coordinate dal procuratore di Bologna Roberto Alfonso, a capo della Dda. Non solo le intercettazioni, ma anche l'esame delle chat e soprattutto quello di Facebook hanno consentito alla polizia ravennate di raccogliere elementi utili al fermo.

Il giovane tunisino sul suo profilo Fb usava una sua foto con una maglietta nera con scritte bianche - i colori dell'Isis - e la frase: "Non ci distruggeranno, noi siamo la Umma di Maometto". Il 13 marzo commentando una foto di combattenti scrisse: "Che il signore vi dia la vittoria". Il 15 marzo fu la volta di un "mi piace" sotto alla foto di un combattente armato. Dal 20 iniziò dialogare con una comunità virtuale che come immagine di copertina ha un cavaliere con bandiera nera sovrastato dalla scritta: "Se combattere in nome di Dio è terrorismo allora io sono il primo terrorista".

Ancora più abbondanti i dialoghi in chat, spesso con utenti non identificabili perché molte volte dopo avere parlato con Louati hanno rimosso il loro profilo. Il 22 febbraio tra le altre cose scrisse: "Oh, fratello mi aiuti per arrivare da voi, non ce la faccio più?"; e poi: "Va bene è normale che chiedo di andare nello Stato dell'Isis". E ancora: "Qui si spaventano oh Dio mi dicono di non andare che è illecito e ogni volta che mi dicono così la mia fede cresce giuro".

C'è anche il riferimento al suo viaggio milanese per cercare sovvenzioni all'espatrio: "Nella moschea di Milano l'imam egiziano stava chiamando la polizia giuro. Gli ho detto se mi dava un mano per comperare il biglietto. Giuro che mi hanno tirato via dalla moschea e stavano chiamando la polizia". Compaiono pure riferimenti ad alcuni millantati obiettivi dell'Isis: "E se Dio vuole conquistiamo Roma e vengo a liberare mia figlia"; e ancora: "Si alzerà la bandiera di Allah sulla torre di Pisa".

Per quanto riguarda la intercettazioni telefoniche, c'è a un certo punto chi gli dice di "non preoccuparti: la jihad ti ripagherà. Chi lascia qualcosa per Allah, Allah lo ripagherà". Le sue intenzioni, che non ha mai nascosto, vengono infine fuori nette in un dialogo con un palestinese che dice di trovarsi in un campo profughi alla periferia di Damasco: "Io sto arrivando, se Dio vuole voglio fare la jihad per Dio".