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Napoli, sposa "all'altare con il cane": il parroco si oppone

Respinta la richiesta di una 30enne campana che voleva percorrere la navata con quello che ha definito il suo "affetto più caro". Il prete: "Troppa leggerezza, è un sacramento"

"Padre, le piacciono gli animali? Nulla in contrario se il giorno del matrimonio mi faccio accompagnare all'altare dal mio cagnolino? E' la vita mia".

E' la proposta avanzata da una futura sposa a don Franco Rapullino, parroco di San Giuseppe a Chiaia (Napoli). A rivelarlo è il prete stesso durante un'omelia: "Mi ha detto che era l'affetto più caro che aveva. Non posso dire cosa ho risposto, diciamo solo che dopo mi sono dovuto confessare".

"E non credo proprio che quelle persone (mamma e figlia, ndr) torneranno nella mia chiesa. Non sono stato diplomatico nel dire no", ha precisato don Franco. Il risultato? Niente marcia nuziale né passerella in chiesa per la giovane e il suo amico a quattro zampe. Il parroco è noto per aver aver invitato negli anni '90 i giovani a fuggire da Napoli ("Fujtevenne", ndr).

"E' l'emblema dei tempi in cui viviamo" - Don Franco non ha rivelato l'identità della promessa sposa, ma solo che si tratta di una trentenne dell'entroterra campano. "La cosa curiosa - ha spiegato - è che parlandone con un sacerdote amico, mi ha rivelato di aver avuto una richiesta analoga da un'altra persona. Ho reso pubblico questo episodio, che risale a circa un mese fa, perché è emblematico dei tempi in cui viviamo". "Oggi - ha proseguito - il distacco dall'essere umano è tale da preferire la vicinanza di un animale anche in un'occasione solenne come il matrimonio. Ma non si possono confondere gli animali con le persone, è questo che mi fa paura".

"Nessun disprezzo verso gli animali" - Don Franco tiene tuttavia a sottolineare che nella sua presa di posizione non c'è alcun disprezzo verso gli animali. "Fanno parte del Creato - ha affermato -. Ho solo manifestato il mio disappunto per la pretesa di una giovane che voleva entrare solennemente e al suono dell'organo non assieme a suo padre o chi ne fa le veci, com'è di tradizione, bensì accompagnata all'altare dal suo cane. Il diniego è stato dettato unicamente dall'eccentricità della richiesta e non certamente dal disprezzo per gli animali".

"Troppa leggerezza" - "Da parte mia - conclude il prete napoletano - c'è solo amarezza nel constatare con quale spirito, a volte di leggerezza, ci si avvicina a un sacramento così importante quale è per noi cattolici la consacrazione dell'amore nuziale".