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Potenza, caso Claps: riaperto il caso della poliziotta "suicida"

La donna fu trovata morta impiccata alla maniglia della porta del bagno del suo alloggio il 12 marzo 2001

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Quello di Anna Esposito è un suicidio dai molti lati oscuri: la donna, 35 anni, dirigente della Digos della Questura di Potenza, fu trovata impiccata il 12 marzo 2001 alla maniglia della porta del bagno nel suo alloggio nella caserma Zaccagnino. Solo la perseveranza dei familiari ha permesso che a distanza di dodici anni il caso sia stato riaperto. Ora l'ipotesi di reato è quella di omicidio volontario.

Quella di Anna da subito era stato catalogato come un suicidio anomalo, a partire dalle modalità. La donna, come racconta il quotidiano "La Stampa", sembrava seduta a terra, ma il corpo era sospeso di pochi centimetri e l'ansa di scorrimento del cinturone invece che nella parte posteriore del collo era sul lato destro.

Le "perquisizioni" in casa e in ufficio - A destare perplessità anche alcuni elementi scoperti durante le indagini effettuate subito dopo la morte della poliziotta: le pagine mancanti dalla sua agenda, l'abito da sera che era stato trovato sul letto, come se la donna si stesse preparando per uscire, e, soprattutto il fatto che l'abitazione e l'ufficio di Anna fossero stati "perquisiti" da qualcuno prima dell'arrivo della polizia.

L'appuntamento fissato con Gildo Claps - Un altro inquietante sospetto, anche se al momento escluso dalla procura, sarebbe venuto dall'ipotesi di un collegamento con il caso Claps: Gildo Claps, fratello di Elisa, scomparsa nel 1993 e ritrovata cadavere nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, ha raccontato infatti di una telefonata ricevuta proprio da Anna Esposito per fissare un appuntamento. L'incontro sarebbe dovuto avvenire il giorno stesso della morte della poliziotta. Secondo la madre di Anna, la figlia le avrebbe rivelato che qualcuno nella Questura di Potenza sapeva dove fosse sepolta Elisa.