ACCOLTO DA 120 BARCHE

Lampedusa, papa Francesco: "I morti in mare sono una spina nel cuore che reca sofferenza"

Nel suo primo viaggio pastorale per gli immigrati deceduti nelle acque del Mediterraneo, Bergoglio ha denunciato l'indifferenza della società del benessere e i trafficanti che speculano sulla povertà. Il Pontefice ha infine chiesto perdono e salutato i lampedusani e i musulmani

08 Lug 2013 - 18:00
 © Reuters

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"I clandestini morti in mare sono una spina nel cuore che porta sofferenza". Sono le parole risonanti di papa Francesco a Lampedusa. Il Pontefice, nella sua prima visita pastorale, ha commemorato gli immigrati deceduti nelle acque del Mediterraneo per sfuggire all'indigenza e capitati nella mani di "trafficanti, persone per cui la povertà degli altri è una fonte di guadagno". Per questo ha ribadito: "Ciò che è accaduto non si deve ripetere".

"Sono qui per pregare'', ha detto Francesco appena arrivato al molo Favarolo, dopo la sosta nelle acque davanti alla "Porta d'Europa" dove ha lanciato una corona di crisantemi in suffragio dei morti in mare. Durante la messa al campo sportivo, invece, il Papa ha denunciato l'anestesia del cuore della società moderna. "Ci siamo abituati alla sofferenza dell'altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Ritorna la figura dell'Innominato di Manzoni - ha affermato-. La globalizzazione dell'indifferenza ci rende tutti 'innominati', responsabili senza nome e senza volto".

Ormai, ha ribadito, "guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, pensiamo 'poverino' e continuiamo per la nostra strada''. "Siamo una società che ha dimenticato l'esperienza del piangere, del 'patire con': la globalizzazione dell'indifferenza", ha sottolineato con tono di commozione. Alla fine della omelia, Bergoglio ha chiesto "perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta alla anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi".

Bergoglio ha anche ringraziato i lampedusani per la loro "testimonianza, accoglienza e tenerezza" e i fratelli musulmani. "La Chiesa vi è vicina - ha ribadito - nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie". "A voi, O 'scia (il saluto lampedusano di origine araba che significa "respiro mio", ndr)", ha detto rivolgendosi "ai cari immigrati musulmani che stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l'augurio di abbondanti frutti spirituali".

Papa Francesco ha indossato i paramenti viola segno di penitenza e lutto. Nell'omelia sono state recitate le letture che evocavano le domande di Dio ad Adamo e a Caino, ed Erode e la strage degli innocenti. Il Pontefice appena attraccato sull'isolotto siciliano ha incontrato alcuni degli ospiti dei centri di accoglienza prima di raggiungere il campo sportivo per la messa, dove è stato accolto da 10mila fedeli. Poi si è recato alla parrocchia di San Gerlando, per l'ultima tappa della visita

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