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Ucciso 31 anni fa, la procura di Ravenna riapre il caso: tre indagati

Pier Paolo Minguzzi, 21 anni, carabiniere di leva e studente universitario, fu sequestrato il 21 aprile 1987. Nessuno fu mai indagato per la sua morte

Ucciso 31 anni fa, la procura di Ravenna riapre il caso: tre indagati - foto 1
carabinieri

Il suo caso fu archiviato nel 1996 perché non fu trovato nessun colpevole per il suo omicidio.

Oggi spuntano tre indagati per la morte di Pier Paolo Minguzzi, studente universitario e carabiniere di leva ucciso 31 anni fa e si torna a lavorare sulla vicenda del 21enne di Alfonsino (Ravenna), il cui corpo fu ritrovato senza vita nelle acque del Po di Volano.

Il giovane fu sequestrato il 21 aprile 1987, dopo che aveva accompagnato a casa la fidanzata. Probabilmente i rapitori lo uccisero quasi subito ma, nei quasi dieci anni in cui l'inchiesta rimase aperta, non furono mai individuati indagati o colpevoli. Solo ora la Procura di Ravenna ha trovato tre nomi per la sua morte. Sono infatti stati iscritti nel registro degli indagati, come scrive il "Corriere della Sera", due carabinieri che all'epoca dei fatti erano in servizio, Angelo Del Dotto, 55 anni, di Ascoli Piceno, e Orazio Tasca, 54, di Gela, e un idraulico romagnolo, Alfredo Tarroni (62). Tutti e tre devono rispondere di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Dopo essere stato sequestrato, Minguzzi fu portato in una stalla nel Ferrarese, ucciso e gettato nel Po, legato a una grata sradicata dal casolare nelle campagne. Il cadavere riaffiorò la mattina dopo, il primo maggio.

I tre indagati erano tutti già noti alla giustizia: erano infatti stati tutti coinvolti nel caso della tentata estorsione, organizzata qualche mese dopo il sequestro del 21enne, a un altro imprenditore di Alfonsine, Roberto Contarini, che come la famiglia Minguzzi operava nel settore della frutta. In quella vicenda rimase ucciso un carabiniere 23enne originario di Caserta, ma in servizio nel Ravennate, che la notte del 13 luglio 1987 era appostato per sorprendere i malviventi durante la consegna del danaro: 300 milioni di lire, somma identica a quella chiesta per il sequestro Minguzzi.

Il caso Minguzzi, riaperto anche grazie a un esposto presentato di recente dalla famiglia della vittma, punta a scandagliare gli elementi già raccolti a suo tempo, ma alla luce delle nuove tecniche scientifiche. A partire da eventuali tracce di Dna dei sequestratori presenti sui resti del ragazzo che verranno probabilmente riesumati.