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Alessandra Zinno: " Conciliare è spesso la chiave vincente per ottenere grandi risultati"

Alessandra Zinno, Direttore Generale dell’Autodromo Nazionale Monza, si racconta a Tgcom24

Affascinata da sempre dal mondo dei motori, Alessandra Zinno oggi è a capo del circuito più amato dagli appassionati del motorsport: l’Autodromo Nazionale di Monza.

Alessandra Zinno, Direttore Generale di Autodromo Nazionale Monza

Alessandra, buongiorno. Lei è il Direttore Generale del circuito di corse probabilmente più famoso del mondo e quindi le chiedo subito: coronavirus e motorsport, cosa sta succedendo?
E’ come stare su un saliscendi. Occorre fare i conti con l’incertezza, con una situazione aleatoria che fa della precarietà la variabile critica. Logico che in questo contesto sia davvero molto complicato fare programmi. Tuttavia, ammetto che lavorare all’Autodromo è un vero privilegio: qui sono immersa nel paesaggio verde del Parco, la cui indiscutibile bellezza rilassa e un po’ ci allontana dalla realtà, anche quella drammatica del Covid-19.
 
Una donna al comando in una realtà considerata appannaggio dell’universo maschile: difficile?
Il motorsport ha effettivamente una forte connotazione maschile e perfino un po’ “machista”, se posso dire. La competizione nel mondo dei motori ha una grande componente fisica, giacché coinvolge tutti e cinque i sensi, compresi anche olfatto, per via del combustibile, e naturalmente anche l’udito, grazie al rombo dei motori. La forte passione, l’immersività dell’esperienza vissuta nei box e nei paddock quando si misurano i valori delle auto e del pilota generano un’emozione assolutamente unica e straordinaria.
 
Lei però in questo mondo si è sempre sentita a suo agio.
Ammetto che fin da piccola mi consideravo un po’ un maschiaccio, attirata com’ero dallo sport e dai giochi più “maschili”. Se quando ero bambina nell’ora di applicazioni tecniche a scuola veniva imposto alle femminucce di dedicarsi al ricamo (che peraltro so fare!) o di giocare con le bambole, io chiedevo di fare le attività riservate ai miei compagni: per esempio mi piaceva la falegnameria e magari usare il seghetto sul compensato di legno, tanto per dirne una. Mi appassionavano i libri di avventure, come quelle di Tarzan; del resto, amo spingere molto, premere sull’acceleratore, anche in ambito lavorativo.
 
Farsi accettare in un ruolo così importante nel mondo dei motori è stato difficile?
Anche nel motorsport essere donna oggi è meno dirompente di un tempo ed i colleghi non si stupiscono, sono  meno reticenti nel rapportarsi a colleghe o manager di sesso femminile. Riflettendo, ho capito però che tutto dipende sempre da un uomo che per primo decide finalmente di aprire le porte a una donna. In definitiva, ritengo che donne e uomini abbiano lo stesso valore, pur nella loro diversità. Noi donne siamo più accudenti e questa caratteristica funziona molto bene anche nel contesto aziendale, dove conciliare è spesso la chiave vincente per ottenere grandi risultati.
 
Lavoro e famiglia, un altro tema spesso complicato.
Per quanto mi riguarda, devo dire che si può fare carriera se vi è un contesto che lo permette. Io ho due figli ormai grandi: Ludovica, che ha 30 anni, e Leopoldo, 26. Li ho avuti quando ero molto giovane e con loro il mio rapporto è sempre stato molto aperto; sapendo quanto fosse importante per me la dimensione professionale, hanno senz’altro preferito una mamma felice piuttosto che una madre in cerca di un suo proprio ruolo nella vita. Con i miei ragazzi ho sempre condiviso tutto, anche il mio lavoro, e ho sempre cercato di organizzarmi al meglio per non trascurare nulla. Cerco di essere sempre presente, anche adesso che per lavoro sono lontana da Roma, la mia città: almeno una telefonata al giorno non può mancare.
 
So che la sua è stata una famiglia matriarcale, in un certo senso…
Vero. Mia nonna, oltre cent’anni fa, pretese che le figlie studiassero e si rendessero indipendenti, un’idea quasi rivoluzionaria per l’epoca. A sua volta, mia mamma mi ha sempre supportato e capito, forte della convinzione che una donna può farcela da sola. Quanto ai miei figli, mi hanno sempre sostenuto e ancora oggi mi chiedono consigli e suggerimenti anche se - per fortuna, forse - le loro attività sono diverse dalla mia: Ludovica, che ha un carattere più razionale, è ricercatrice, mentre Leopoldo, più intuitivo, si occupa di musica.
 
Cosa la affascina di più dell’Autodromo di Monza?
Credo che la spettacolarità del circuito e la passione dei tifosi che corrono verso il podio invadendo la pista quando si premia il vincitore, siano qualcosa che deve essere vissuto per poterlo davvero capire fino in fondo: è un’emozione indescrivibile, davvero. Il motorsport del resto è una passione che unisce: non è un mondo solo elegante, ma ci si sporca le mani, letteralmente. Si tratta di uno sport individuale che alimenta la competizione, ma non suscita contrapposizioni violente o fisiche, invece se ne apprezza il campione, la sua espressione individuale, il capolavoro delle sue prestazioni.
 
A proposito di campioni: com’è lavorare con questi super uomini?
Il campione oggi è il prodotto finale di un progetto e di un investimento che riguarda le scelte aziendali; è un professionista dalla grande preparazione a cui, oltre che il risultato in gara, spetta anche la responsabilità della comunicazione e del marketing, perché è il testimonial dell’immagine finale della casa costruttrice e ne rappresenta appieno e totalmente i valori. Il pilota ha un rapporto eccellente col team, ma è la punta di una freccia perché il successo arriva dal lavoro di squadra, che deve essere eccellente. Inoltre, soprattutto in un mondo come questo, bisogna essere preparati al cambiamento perché mentre stai cercando di capire cosa accade, il mondo nel frattempo va avanti.
 
Mi racconta una cosa curiosa che le è capitata?
Sono arrivata a Monza nel mese di ottobre, proprio quando si stava organizzando l’Aci Rally Monza – ARM 2020 ed è stato piuttosto complicato per me, che dovevo mettere insieme una serie di interlocutori provenienti da ambiti differenti che ancora non conoscevo bene. Tra gli ospiti illustri, è arrivato anche il Senatore Adriano Galliani, amministratore delegato dell'Associazione Calcio Monza, oltre che imprenditore e manager di grande levatura. Ero un po’, come dire, la padrona di casa, tuttavia mi domandavo quale fosse il modo migliore per accoglierlo, fra l’altro sotto una pioggia battente: ho deciso in pochi istanti, gli ho fatto fare un giro all’interno dell’autodromo e l’ho portato a vedere gli uffici e la zona della direzione gara dove ospitiamo le sagome dei grandi campioni, e tra questi Senna, Schumacher… La sua emozione è stata tangibile durante la visita e vedere come anche i protagonisti di rilievo si possano quasi commuovere per me è stato illuminante, perché ho capito che pure loro si inteneriscono quando vengono riportati nei luoghi e nelle esperienze che hanno origini nel proprio passato: mia nonna diceva “ricordati sempre da dove parti” ed è assolutamente vero.
 
Un’ultima battuta sul periodo che stiamo attraversando.
Io sono un dirigente dello Stato e non mi è mai sfuggita la dimensione pubblica del mio ruolo. Tuttavia, stare qui mi fa capire molto meglio alcuni aspetti economici e la dimensione imprenditoriale di questo territorio. Ritengo che sia un’esperienza di vita che farebbe bene a molti, perché occorre conoscere la realtà produttiva di un Paese per poterlo gestire al meglio ed è necessario ricondurre la distanza tra ideali e realtà, verso progetti e investimenti mirati, anche con risorse limitate.

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