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Ucciso a Firenze: sit-in senegalesi, spinte a sindaco Nardella

Il sindaco, invitato dallʼassociazione che ha organizzato la manifestazione, ha dovuto abbandonare il presidio perché contestato dagli stessi immigrati e da alcuni italiani

Ucciso a Firenze: sit-in senegalesi, spinte a sindaco Nardella - foto 1
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Sul ponte Vespucci di Firenze circa 300 persone, in gran parte senegalesi, hanno attuato un presidio di protesta in seguito all'omicidio del loro connazionale Idy Diene, ucciso lunedì a colpi di pistola da Roberto Pirrone.

Il sindaco di Firenze Dario Nardella, invitato dall'associazione che ha organizzato la manifestazione, ha dovuto abbandonare il presidio perché contestato con insulti e spinte dagli stessi immigrati e da alcuni italiani.

Quando Nardella è arrivato e si è avvicinato al gruppo di africani, cercando di parlare con i loro portavoce che conosce da tanto tempo e che ha incontrato anche lunedì sera a Palazzo Vecchio per lo stesso motivo, numerosi senegalesi e anche italiani lo hanno insultato e hanno cominciato a spingere lui e la delegazione del Comune fuori dall'assembramento.

Il sindaco ha così rinunciato all'incontro dopo aver comunque evidenziato al portavoce storico dei senegalesi a Firenze, Pape Diaw, il pluridecennale rapporto di collaborazione e dialogo di Palazzo Vecchio con gli immigrati africani a Firenze.

Durante il breve tafferuglio personale della Digos e dei carabinieri ha allontanato in particolare alcuni italiani che appartengono ai centri sociali e a formazioni dell'estrema sinistra che si erano avvicinati moltissimo al sindaco insultandolo e invitando anche i senegalesi a fare questo. Un giovane avrebbe addirittura sputato addosso al sindaco di Firenze.

Nardella: "Non alimento provocazioni" - "Mi allontano perché non voglio diventare elemento di provocazioni, non possiamo accettare la violenza e gli insulti, la città ha il dovere di difendere i principi della democrazia e della convivenza civile". Lo ha detto il sindaco Nardella dopo essersi allontanato dal sit-in di protesta. "Capiamo la rabbia per la morte di un amico, subito la città ha espresso il proprio cordoglio per l'accaduto ma non possiamo accettare la violenza", ha aggiunto.

L'omicida: "Volevo la galera per farla finita" - "Mi sono detto 'sparo' così vado in galera e la faccio finita con questa vita non dignitosa". Così Roberto Pirrone, l'ex tipografo di 65 anni arrestato con l'accusa di aver ucciso a colpi di pistola il senegalese, ha raccontato al pm Giuseppe Ledda il movente del folle gesto. L'uomo avrebbe detto di non riuscire più ad andare avanti, a causa dei debiti e delle continue liti con la moglie per i problemi economici. Ad assillarlo sarebbe stato in particolare un prelievo mensile di alcune centinaia di euro, che una società finanziaria effettuava dal suo conto per ripagare un prestito che gli era stato concesso. "Ho sparato al primo che ho incontrato" avrebbe affermato ancora l'uomo davanti agli inquirenti.