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Pavia, raid notturno per "marchiare" le case di decine di antifascisti

La denuncia degli attivisti sui social. Su porte e cancelli hanno trovato un adesivo con la scritta "Qui ci abita un antifascista"

Pavia, raid notturno per
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Decine di adesivi con la scritta "Qui ci abita un antifascista", stampati con caratteri utilizzati da formazioni dell'estrema destra e con il logo barrato della rete antifascista, sono stati attaccati sulle porte e sui citofoni di diversi attivisti pavesi impegnati contro fascismo e razzismo.

Il raid è avvenuto venerdì notte. A scoprirlo sono stati gli stessi attivisti, che hanno denunciato l'accaduto sui social.

Gli attivisti hanno anche postato sui social immagini del "marchio" trovate sulle porte delle loro case. "Ho trovato questo adesivo attaccato al cancello - dice uno di loro, Alessandro Caiani -. Qualche valoroso neofascista si è preso la briga di scoprire dove abito, aspettare che non fossimo in casa e lasciarmi questo messaggio intimidatorio. È successo almeno anche a un altro antifascista".

"Facciamo girare - esorta ancora Caiani -. Ecco cosa succede quando si lasciano i neofascisti liberi di aprire sedi, fare manifestazioni e presentarsi alle elezioni, lasciando impunite le loro aggressioni squadriste. Sciogliere subito CasaPound e Forza Nuova".

Tra le altre, è stata marchiata anche l'abitazione dell'assessore alla Cultura Giacomo Galazzo, esponente di Liberi e uguali, di alcuni attivisti dell'Associazione nazionale partigiani e della Rete antifascista, e sul caso stanno eseguendo accertamenti le forze dell'ordine di Pavia. Secondo una prima ipotesi, la realizzazione degli adesivi e i caratteri utilizzati per la scritta - "Qui ci abita un antifascista", con il simbolo della stessa rete barrato come se si trattasse di un divieto - fanno ritenere che si tratti di un'azione organizzata da estremisti di destra.

"Ho trovato questa gradita sorpresa accanto al citofono - scrive su Facebook un altro degli antifascisti coinvolti -. Negli anni Trenta fascisti e nazisti marchiavano i negozi degli ebrei. Negli anni 2000 i neofascisti marchiano le case dei cittadini che si sono espressi pubblicamente contro il fascismo.

"Evidentemente le cattive abitudini non passano - prosegue il post su Fb -. Anche perché sono gli stessi di allora, solo se la prendono con soggetti diversi. Questo adesivo me lo sono meritato perché mi sono espresso pubblicamente, anche su questo gruppo, contro il fascismo. E continuerò a farlo più forte di prima, perché è il dovere di ogni cittadino democratico".