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Ciclisti, sindaci scendono in campo contro l'indisciplina stradale

Numerosi primi cittadini hanno introdotto divieti per limitare la "maleducazione" dei cicloamatori sulla strada. Ma cʼè chi non ritiene che questo sia il modo giusto di affrontare il problema

Quante volte è capitato di viaggiare per strada in auto ed essere disturbati da un gruppo di ciclisti indisciplinato? Succede regolarmente da Nord a Sud Italia, tanto da obbligare alcuni sindaci a porre limiti alla circolazione delle biciclette.

L'ultimo caso è avvenuto a Torreglia e Teolo, paesi ai piedi dei Colli Euganei, i cui primi cittadini hanno deciso di schierare la polizia municipale contro i ciclisti che, anziché viaggiare in fila indiana, affrontano le salite in gruppo, bloccando il traffico.

Molti sono anche i cittadini che segnalano, con tanto di fotografie, alle autorità locali i comportamenti inappropriati dei cicloamatori, che spesso rimangono coinvolti in tragici incidenti, come accaduto a marzo sull'Aurelia, in uno dei primi casi di "omicidio stradale". In seguito a tale investimento mortale di un ciclista ad opera di un'auto pirata, carabinieri e polizia municipale hanno intensificato i controlli sull'Aurelia per evitare che i gruppi di atleti invadano la carreggiata, pur riconoscendo le colpe della donna alla guida della vettura.

La guerra degli automobilisti contro i ciclisti continua anche su Facebook, dove non mancano pagine e gruppi contro la loro "maleducazione" sulla strada. Pagine come "Investire i ciclisti che non usano la pista ciclabile" sono state chiuse dal social network dopo ripetute segnalazioni per incitamento alla violenza, ma ne rimangono altre dal titolo decisamente esplicativo, ma pur sempre a carattere umoristico.

In controtendenza è invece Riccardo Masin, sindaco di Galzignano Terme, sempre vicino ai Colli Euganei: egli ritiene che il cicloturismo sia una risorsa importante, tanto da inventare per la prima volta nel Padovano una stazione di "bike wash" dove poter lavare le proprie biciclette. Al Corriere del Veneto, Masin prova a invertire le respnsabilità, spiegando che "sono i motocrossisti il problema, non certo chi va in bici" e sottolineando come le multe ai cicloamatori servano a poco.

A partire da queste dichiarazioni, si può forse capire come il miglior modo per chiudere questa "guerra" tra veicoli a motore e biciclette sia un reciproco rispetto delle regole stradali, in modo tale che il ciclismo possa rappresentare una risorsa, senza però ostacolare la normale circolazione automobilistica.