Il capitano Mura lascia il comando del Nucleo investigativo di Bergamo e dice: "Lei è il mio cruccio, l'ho cercata come fosse mia figlia"
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"La pista del cantiere di Mapello? Un dato di fatto, i cani molecolari ci hanno portato lì e difficilmente sbagliano". A parlare è il capitano Giovanni Mura, ex capo del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Bergamo e ora trasferito con lo stesso ruolo a Parma. E prima di andare, in un'intervista al Corriere della Sera, si lascia andare a considerazioni sul caso che lascia per ora irrisolto: "Il mio dispiacere è nei confronti della famiglia".
Dopo sei anni il capitano Mura lascia Bergamo, sul suo curriculum tanti casi portati a buon fine, ma l'amaro in bocca resta per quello che è diventato un cruccio, l'omicidio di Yara Gambirasio: "Ho cercato Yara come se fosse mia figlia, ho una ragazzina che ha la sua stessa età".
Secondo Mura, però, il caso non è ancora chiuso. Il prossimo 24 settembre il gip deciderà se archiviare la posizione di Mohamed Fikri. "Le indagini hanno portato a lui e resta l'unico indagato, il giudice sa il fatto suo e deciderà di conseguenza", dice il capitano. Ma sulla posizione di Fikri pesano degli errori di traduzione. "Errori? Non lo so - continua il militare -. Era stato fermato sulla scorta della traduzione di tre interpreti di lingua araba che avevamo scelto dagli elenchi della Procura. Per Yara non si poteva che individuare i migliori, gli stessi che sono stati utili per indagini, per esempio, sulla droga".
Secondo Mura il nodo dell'inchiesta è il cantiere di Mapello, lo stesso dove ha lavorato Fikri e dove si sono concentrate le indagini all'inizio della vicenda. "Non posso dire nulla visto che l'inchiesta è in corso ma è un dato di fatto, sulla base dei cani molecolari", dice Mura.
Yara però era nel campo di Chignolo fin dalla sera della scomparsa dove è stata poi ritrovata cadavere. "Vero - ammette Mura. Possibile, però, che cani ritenuti attendibili sbaglino? Lì sono passate molte persone, non solo gli operai che ci lavoravano. Nel cantiere potrebbe anche soltanto essere passato un mezzo che ha caricato Yara poco prima, oppure una persona che con lei aveva avuto a che fare poco prima".
C'è quindi da aspettare e sperare che il caso si chiuda con l'arresto del colpevole. "Quando un caso viene risolto - conclude Mura -, la gratificazione è rendere giustizia alle vittime, come chiesto dalle famiglie. Per Yara, giustizia non è stata ancora fatta, quindi il dispiacere è nei confronti della sua famiglia".