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Eutanasia, almeno tre italiani al mese
vanno a morire nelle cliniche in Svizzera

Fenomeno in aumento: cresce il numero delle persone che ricorrono al suicidio assistito

Ansa

Sono una trentina in tutto gli italiani andati in Svizzera per non fare più ritorno.

Connazionali "che muoiono in esilio", così li definisce Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, Associazione per il diritto a una morte dignitosa. Nell'ultimo anno sono stati 2-3 al mese, ma si tratta "di un numero in aumento, soprattutto - ha aggiunto Coveri - per le discussioni in Italia sulla legge sul testamento biologico".

Il Paese elvetico da tempo e' il luogo scelto dai cittadini degli Stati confinanti per poter porre fine alla loro vita con l'eutanasia. E la 'dolce morte' e il suicidio assistito si continueranno a praticare, visto che gli abitanti di Zurigo si sono pronunciati in modo nettamente contrario al referendum che puntava a chiedere al Parlamento svizzero di rendere punibile qualsiasi forma di istigazione e di aiuto al suicidio e soprattutto a porre fine al 'turismo della morte', vietando ai non residenti del cantone da almeno 10 anni la possibilita' di porre fine alla propria vita. Gli italiani che nell'ultimo anno hanno scelto e percorso la strada della 'dolce morte' si sono rivolti a due associazioni, entrambe svizzere, che praticano l'eutanasia.

"Diciotto erano stati informati di questa opzione da noi - spiega il presidente di Exit Italia - gli altri si sono mossi da soli". Si sono rivolti alla Dignitas di Zurigo o alla ExInternazional di Berna, "e qui hanno messo fine alle loro sofferenze".

Dei malati terminali italiani che hanno deciso di 'emigrare' in Svizzera, dove l'eutanasia e' legale sin dal 1942, "nessuno ha fatto ritorno". Si spendono "non piu' di 3.000 euro, meno di un funerale nel nostro Paese", fa notare il presidente di Exit Italia all'Adnkronos Salute.

In totale alla Dignitas sono arrivate lo scorso anno circa 1.400 richieste di suicidio assistito da malati terminali dei vari Paesi, ma, avverte Coveri, "il 40% delle richieste viene rigettato: si deve passare prima il vaglio dei medici, che devono valutare la situazione del paziente".

Ma cosa accade a quei malati terminali che scelgono l'eutanasia? "La Dignitas - spiega Coveri riportando un esempio concreto - ha una graziosa casa immersa nel verde, nelle campagne di Pfaffikon. Qui si arriva solo dopo aver avuto l'ok alla propria richiesta di suicidio assistito e dopo aver stabilito il giorno. A questo punto, si giunge nella struttura e ci si confronta con medici e volontari. I camici bianchi, per legge, sono tenuti a convincerti di non farlo, tentano in ogni modo di farti desistere. Ma se il paziente e' deciso a farla finita, dopo varie visite che ne attestano le condizioni, si procede con l'eutanasia".

"Il posto e' confortevole - assicura il presidente di Exit Italia - si sceglie la musica che deve accompagnare alla fine, si sta con i propri cari, si ha il conforto dei medici e dei volontari". Materialmente, invece, "si prendono due pasticche anti-vomito - prosegue Coveri - Dopo 10 minuti, se si e' ancora convinti, viene somministrato un composto chimico contenente un barbiturico e un sonnifero potentissimo che addormenta profondamente. Impiega 3 minuti a far chiudere gli occhi, nei successivi 5 sopraggiunge l'arresto cardiaco. Non si prova alcun dolore naturalmente", assicura.

"Exit Italia dal 1996 lotta per vedere riconosciuto il diritto a una morte dignitosa - spiega Coveri - per questo abbiamo stretto un accordo con la Dignitas ed ExInternational che ci consente di fare informazione sulla loro attivita'. Ma noi vorremmo che ogni persona nel nostro Paese venisse lasciata libera di decidere sulla fine dei propri giorni, vedendosi riconosciuta la possibilita' di morire dignitosamente, se e' cio' che desidera".

Secondo i dati di un recente rapporto Eurispes, sei connazionali su dieci si dicono favorevoli all'eutanasia. La quota dei propensi alla 'dolce morte' e' tuttavia diminuita dell'1,2% rispetto al 2010 e dell'1,8% rispetto al 2007. Mentre rispetto al 2010 e' aumentata nel 2011 la quota dei contrari, passando dal 21,7% al 24,2%.

"Agli italiani l'eutanasia non fa paura - sostiene Coveri - per questo, sul modello di testamento biologico scaricabile dal nostro sito, abbiamo inserito un passaggio che da' la possibilita' di scegliere per il suicidio assistito".